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Corsi, ricorsi e quelle ombre da fugare

Corsi, ricorsi e quelle ombre da fugare

foto da Quotidiani locali

Corsi e ricorsi storici: la citazione delle teorie del filosofo Giambattista Vico è quasi un riflesso involontario davanti all’inchiesta della procura veneziana che si propone di far emergere l’ennesimo - presunto - giro di corruzione insinuatosi in laguna.

Ennesimo, infatti: perché, nonostante il virus del malaffare si sia ripetutamente manifestato nel corso degli ultimi decenni, primo fra tutti lo scandalo legato al Mose, i palazzi che furono della Serenissima si ritrovano di nuovo avvolti in quella stessa atmosfera plumbea, in apparenza senza essere stati ancora in grado di sviluppare gli anticorpi necessari a eradicare la malattia. Mentre le degenerazioni che si pensava appartenessero ormai al (seppur ancora recente) passato, minacciano di riproporre i loro sintomi tra il centro storico, la gronda lagunare e la terraferma mestrina.

Pur traendo origini da fatti noti da anni, già rivelati da ripetute denunce giornalistiche - i cui esordi, proprio su queste pagine, risalgono addirittura alla prima decade degli anni Duemila -, le indagini giungono dunque a maturazione soltanto oggi: c’è da credere che gli inquirenti abbiano nel frattempo raccolto tanto e tale materiale da rendere solido l’impianto accusatorio.

La presunzione d’innocenza rimane un caposaldo: non sta alla stampa giungere a conclusioni, ci penseranno i giudici. Ma è importante per il sommo bene di Venezia che, dopo una così lunga gestazione, ogni ombra venga ora rapidamente sgombrata, che le difese abbiano la possibilità di ribattere e spiegare, che l’inchiesta non segni il passo: ne va dell’immagine di una città-simbolo e del suo valore universale.

Rimane al momento la sorpresa per i più scafati cronisti (e pensiamo anche dei più smaliziati lettori) di constatare come la commistione di interessi pubblico-privati che decapitarono in Veneto e a Venezia una intera classe politica e imprenditoriale, rischi di riapparire a Ca’ Farsetti e dintorni, sia pure in misura ridottissima, almeno per quel che ne sappiamo finora.

Non abbiamo davvero imparato alcunché dalle lezioni pregresse? C’è seriamente da domandarselo. Speriamo di no, ma se nei prossimi mesi l’odierno blitz della Finanza troverà ratifiche ed esiti giudiziari, ci ritroveremmo ad avere malaugurata conferma della profonda conoscenza delle debolezze umane sfoggiata da Vico già trecento anni fa.

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