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Mafia, Wanda Ferro: “Restituiti ai cittadini 500 beni confiscati. Le cosche sono cambiate ma sono sempre un cancro”

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La lotta alla mafia vede il governo Meloni in trincea. Lo ha ricordato in Sicilia, a due giorni dall’anniversario della strage di via D’Amelio, il sottosegretario agli interni Wanda Ferro, elencando il lungo impegno in materia di beni confiscati alle cosche. I beni confiscati alla mafia Lo Stato, come ha ricordato il numero due del […]

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La lotta alla mafia vede il governo Meloni in trincea. Lo ha ricordato in Sicilia, a due giorni dall’anniversario della strage di via D’Amelio, il sottosegretario agli interni Wanda Ferro, elencando il lungo impegno in materia di beni confiscati alle cosche.

I beni confiscati alla mafia

Lo Stato, come ha ricordato il numero due del Viminale, solo in Sicilia, durante il periodo del governo Meloni, ha sottratto alle cosche oltre cinquecento beni affidandoli ad organizzazioni no profit, attività sociali e produttive, cercando di privilegiare sempre le azioni tendenti al recupero sociale e alla intrapresa dei giovani .

Ferro: “Collaborazione con Palermo e tutti i comuni”

“Noi faremo la nostra parte con l’amministrazione di Palermo- ha detto Wanda Ferro– , visto che siamo in questa città a pochi giorni da una ricorrenza altrettanto simbolica. Noi siamo a fianco di tutte le amministrazioni comunali perché questa è una partita che lo stato vuole vincere e lo può fare non soltanto attraverso il talento di un singolo, ma il gioco di squadra che ci fa vincere in campionato”.

“Oggi siamo qui- ha aggiunto la sottosegretaria- per restituire ai cittadini oltre 500 beni che sono stati tolti a chi ha inquinato l’economia legale. Un’azione portata avanti da uno Stato presente che non si gira dall’altra parte”.

Il danno alle mafie

L’azione di confisca è il danno peggiore che si possa fare alle mafie, atteso che il loro profilo è cambiato nel tempo e che tende ad accumulare sempre di più la ricchezza, cercando di riciclare i proventi derivanti dallo spaccio di stupefacenti.

Nelle regioni del sud, ma anche nel resto del Paese, sono stati sequestrati beni per diversi miliardi di euro, che sono stati restituiti alla comunità civile generando reddito e crescita sociale. E dimostrando che si può colpire la mafia proprio laddove è più vulnerabile e cioè nel suo vasto patrimonio economico.

Wanda Ferro al Secolo: “Grandi risultati, la mafia è un cancro devastante”

Parlando con il Secolo, la sottosegretaria agli interni ha affrontato il tema del contrasto alle mafie e dei beni confiscati.

La questione delle confische dei beni diventa sempre più centrale?

Sono particolarmente fiera dei risultati che stiamo ottenendo sul riutilizzo a fini sociali e istituzionali dei beni confiscati alle mafie, che rappresenta uno strumento fondamentale nella più ampia strategia di contrasto alla criminalità organizzata. Da quando ci siamo insediati siamo riusciti ad aumentare del 79 per cento la destinazione degli immobili. E’ importante restituire alle comunità i beni accumulati dalle organizzazioni criminali attraverso le attività illecite non solo perché si aggrediscono i patrimoni delle cosche, ma anche perché viene affermato da un punto di vista simbolico la vittoria dello Stato, che trasforma i simboli del potere mafioso in luoghi di partecipazione civile, di inclusione sociale e di solidarietà, e anche in opportunità di lavoro e di crescita sociale.

Qual è il rapporto con il mondo della Chiesa e con le organizzazioni no profit?

È un rapporto eccellente. La Chiesa svolge una funzione straordinaria soprattutto nel Sud e ha ramificazioni importanti che consentono di aiutare i ragazzi in difficoltà e in generale chi ha necessità di aiuto. Ma c’è un rapporto di dialogo e di collaborazione altrettanto positivo con tante organizzazioni laiche che operano nel sociale.

Dopodomani l’anniversario di via D’Amelio: com’è cambiata la mafia?
La mafia non è più quella dei corleonesi con la sua politica stragista. E’ cambiato molto il modo di operare delle organizzazioni criminali, che hanno capito da tempo che per fare affari non serve la violenza ma bisogna lavorare sotto traccia, non suscitare allarme, fondersi con la realtà sociale, avere spesso la capacità di fare da welfare per le fasce di popolazione più in difficoltà, condividere percorsi affaristici con chi è in cerca di scorciatoie tra gli imprenditori, i professionisti, i politici, gli amministratori. E’ una mafia imprenditrice che punta a controllare il tessuto economico legale e a infiltrarsi nelle istituzioni per pilotare appalti e affari. Di pari passo è cambiato anche il sistema di contrasto da parte dello Stato, il nostro know-how investigativo è un riferimento per le polizie e le magistrature di tutto il mondo, vengono utilizzate tecnologie avanzate e si rafforzano sempre nuove competenze. Ma l’unico modo per vincere davvero la partita è quello di togliere alle mafie quel consenso sociale che agevola le cosche nei loro affari.

 

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