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«Al sit-in di Marghera 100 da Monfalcone». Dal Veneto ribattono a Cisint: «Non è vero»

MONFALCONE Anna Cisint, sindaca dimissionaria ed eurodeputata, denuncia la presunta migrazione a Mestre di circa 100 bengalesi residenti in città per sostenere le battaglie dei centri culturali lì insediati. «Dal pronunciamento del Tar a metà giugno, che ha portato alla chiusura della moschea di via Piave nella città mestrina, per violazioni urbanistiche e ragioni di sicurezza – scandisce in una nota stampa, un’ora prima di prendere il volo per Strasburgo, dove parteciperà alla votazione della presidenza del Parlamento europeo – gli abitanti del rione sono assediati da manifestazioni e proteste intollerabili, cui lunedì s’è associato anche un centinaio di musulmani di Monfalcone.

È la dimostrazione palese dell’arroganza islamica di voler imporre la propria volontà in totale violazione alle leggi italiane e senza alcun rispetto per le ragioni d’ordine pubblico». «È falso», ribatte Prince Howlader, presidente dell’Associazione giovani e umanità, rappresentante della nutrita comunità bengalese che tra Venezia, Mestre e Marghera esprime 10 mila anime, più del doppio di quelle a Monfalcone. «Innanzitutto non v’è stata alcuna manifestazione – afferma – semmai si è promossa una riunione e non lunedì, bensì domenica, davanti all’Interspar. Una riunione peraltro di solidarietà dopo i fatti monfalconesi, cioè l’ignobile lettera recapitata con le pagine del Corano bruciate e imbrattate, un appuntamento in cui si sono letti stralci della Costituzione e dove non mi risulta vi fossero i giovani bisiachi: eravamo solo noi locali».

Evidentemente Cisint ha altre informazioni? In realtà la stessa Nuova Venezia descrive l’iniziativa, sulle pagine di cronaca del lunedì, come «comizio pacifico» nell’articolo a firma di Marta Artico, che appunto ne riferisce la finalità di «esprimere solidarietà al Centro culturale islamico Darus Salaam di via Duca d’Aosta a Monfalcone», proprio a causa della spregevole missiva. La sindaca ormai agli sgoccioli (da venerdì il facente funzioni è Antonio Garritani) tira dritta: «Ai cittadini di Mestre, come ai nostri e a quelli delle tante altre località in cui si ripetono situazioni simili, deve essere garantito il rispetto delle nostre leggi e dell’ordine pubblico ignorati per troppi anni a causa della tolleranza verso l’arrivo massiccio e illegale degli immigrati e per l’atteggiamento complice della sinistra nell’accettare il proliferare dei centri islamici e di pratiche in contrasto con il nostro ordinamento». Sicché provocatoriamente chiede: «In uno Stato di diritto possiamo pretendere che la legge sia uguale per tutti i cittadini e che si metta fine a forme di ribellione inaccettabili, suscettibili di alimentare forti disagi e preoccupazioni nella popolazione?

Al chiaro pronunciamento del Tar, si ripete a Mestre quanto avvenuto qui con gli stessi cortei che chiamano a raccolta musulmani da altre regioni, con la stessa protervia con cui si calpestano le norme consentendo la riapertura delle moschee e infrangendo leggi che tutti sono tenuti a rispettare. Dobbiamo essere solidali con i mestrini e tutelare le loro istanze senza accettare alcuna sudditanza a un processo d’islamizzazione che vuole imporre i principi della Sharia».

Ribatte serenamente Prince Howlader: «La comunità musulmana presente a Venezia, che non è una piccola cittadella, bensì una metropoli, è pacifica e presente qui da secoli. Non vuole che il clima di odio sollevato a Monfalcone attecchisca dalle nostre parti. Noi rispettiamo il Tar e la legge, io stesso ho giurato sulla Costituzione diventando cittadino italiano. Ma, appunto, la legge è uguale per tutti: anche la sindaca Cisint è una cittadina e dunque rispetti la sentenza del Tar del Fvg che ha sancito il diritto di preghiera nei centri monfalconesi. Ogni religione, dal buddismo all’ebraismo, va rispettata. Facilissimo, fomentare. Ma è una brutta cosa».

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