World News

Così lo sport italiano gareggerà con il mondo



Il possibile record di medaglie, le discipline più promettenti, una grande voglia di rivincita. A pochi giorni dalla cerimonia inaugurale, il presidente del Coni Giovanni Malagò racconta le Olimpiadi. Quelle della svolta.

Ci siamo: tra pochi giorni, il prossimo 26 luglio, iniziano le Olimpiadi di Parigi. L’Italia arriva al principale e più affascinante appuntamento dello sport globale con grandi ambizioni e un numero

di atleti senza precedenti: 403 qualificati (209 uomini e 194 donne) in 34 discipline.

Sarà la delegazione azzurra più numerosa di sempre e avrà concrete possibilità di portare a casa un record di medaglie, superando il traguardo storico della precedente edizione, la quota 40 di Tokyo.

«Sono fiducioso, ma sinceramente faccio poco testo. Sono un ottimista di natura» spiega a Panorama Giovanni Malagò,
il presidente del Coni, numero uno dello sport italiano e il suo primo tifoso. «Di sicuro» aggiunge «l’attesa è spasmodica e non solo perché si tratta di un evento importantissimo. Parigi sarà l’edizione della svolta per tre motivi».

Cominciamo dal primo.

Ci siamo lasciati alle spalle il Covid, che ha avuto un impatto sull’intero movimento. L’edizione giapponese ha avuto luogo nel 2021, con un anno di ritardo. Non era mai successo che un’Olimpiade fosse spostata, al massimo era stata annullata per una guerra mondiale. Oggi siamo all’alba di una piena ritrovata normalità.

Non a livello geopolitico.

È la seconda ragione per cui parlo di una svolta: i conflitti tra Russia e Ucraina, tra Israele e Palestina, tengono il mondo con il fiato sospeso. Gli atleti potranno invece competere obbedendo a regole condivise. La sportività è un elemento trasversale, unificante: il Comitato olimpico è più numeroso dell’Onu, rappresenta una organizzazione davvero universale. Contribuisce alla rinascita di un territorio dopo una crisi: penso al Kosovo, molto forte nella disciplina del judo, grazie a un’eccellente scuola nella capitale Pristina.

Manca la terza ragione.

Quella che ci coinvolge più direttamente. Le gare tornano finalmente a casa, nel Vecchio Continente, dov’è nato lo sport. C’è stato l’exploit tecnologico americano, quello industriale cinese, però determinati settori della vita e della socialità hanno radici europee. Lo erano i fondatori delle Olimpiadi, a partire da Pierre de Coubertin, lo stesso Cio ha sede a Losanna. Inoltre, per gli italiani si aggiunge un valore logistico notevole.

Parla della vicinanza geografica alla Francia?

Penso al privilegio di poter seguire le gare in diretta dalla mattina alla sera, senza doversi imporre alzatacce notturne e sveglie a orari improbabili. Siamo contenti di poter rinunciare a prendere un altro fuso orario. Prevedo numeri da record in termini di ascolti e di share.

E in merito ai pronostici sportivi? La disfatta agli Europei è una ferita ancora aperta.

Più l’Italia va bene in altre discipline, più si fa sentire la delusione per la Nazionale di calcio. È come quando in una famiglia ci sono quattro o cinque figli, solo uno è problematico e si drammatizza la sua situazione. Bisogna essere obiettivi.

Dunque?

Voglio affermare con grande onestà che il calcio non è l’unico sport di squadra a essere andato sotto le aspettative. Ma il complesso della squadra azzurra, a livello multidisciplinare, finora è stato straordinario. Il punto è che lo sport non è un’azienda, non funziona come con i traguardi di fatturato: nelle competizioni si ricomincia ogni volta da zero. Il bello è anche questo.

Sta dicendo che preferisce non sbilanciarsi?

Non serve che lo faccia. Ci sono algoritmi raffinati che studiano per ogni Paese quante medaglie potrà conquistare. Includono un ampio ventaglio di variabili e imprevisti, dagli infortuni improvvisi alle sconfitte recenti, fino allo straordinario atleta esordiente da qualche parte nel mondo che scompagina le gerarchie. Alla luce di tutti i fattori, le analisi concordano che l’Italia potrà battere il record di Tokyo, conquistando una medaglia in più. Sono convinto che tali numeri possano raccontare il vero, ma occorrerà dimostrarlo sul campo.

Campioni come Jannik Sinner o gli ultimi trionfi dell’atletica danno concretezza alle speranze dell’Italia team.

Sono esempi recenti di un movimento in grande salute. Prendiamo la scherma, quello che è stato fatto dopo Tokyo rimane impressionante. Pensiamo ai livelli elevati nel nuoto e nel tiro, alla formidabile vela, al judo, al pugilato e alla pallavolo. Dal Giappone in poi, tra podi alle Olimpiadi, ai campionati mondiali e continentali, siamo riconosciuti come la prima nazione europea.

Non avremo rivali a livello dell’Ue?

Sarà durissima con la Francia, probabilmente arriverà davanti come medaglie. Gioca in casa, ha dalla sua il calore del pubblico, essendo il Paese ospitante si è qualificata di diritto in discipline dove non era per niente facile riuscirci.

Archiviata Parigi, toccherà a Milano e Cortina.

Due edizioni diverse, assolutamente collegate. Dopo il Canada, la Russia, la Corea e la Cina, anche le Olimpiadi invernali tornano nella cara vecchia Europa. Si concretizzerà la strana ma affascinantissima candidatura di due regioni, due città e due province.

Lo spazio d’incontro tra presente e futuro ha sede a Casa Italia, allestita dal Coni nel centro di Parigi.

La vediamo come un trampolino di lancio. Abbiamo previsto una serie di incontri, iniziative e attività che serviranno
a mostrare le sfaccettature di Milano Cortina 2026 ai media, alle federazioni, alla comunità internazionale. Promuoveremo il meglio.

Che impatto avrà la manifestazione sullo Stivale?

Il 90 per cento dei siti era già esistente o va adattato ai parametri delle federazioni internazionali. La differenza è a livello infrastrutturale: si vanno a compiere una serie di opere che erano già previste e, grazie alle Olimpiadi, hanno avuto un’accelerazione sugli investimenti. Anche qui gli anni di Covid, gli aumenti di costi e complessità legati alla guerra, il susseguirsi dei governi non hanno aiutato. Ma la macchina è ben lanciata, stiamo recuperando il tempo perso in partenza per cause esogene.

Né si può dimenticare l’effetto che tali manifestazioni hanno sulla diffusione della pratica sportiva.

Esiste una correlazione statistica certificata da varie ricerche di mercato. La competizione di suo ha un «appeal», scatena
un interesse. Se dalle gare emerge un talento, un personaggio vincente, ecco che si erge a modello, c’è lo stimolo a diventare come lui. Comunque, al di là di queste considerazioni, le Olimpiadi di Milano Cortina avranno un impatto economico superiore ai 4,5 miliardi di euro, con 530 milioni di gettito fiscale aggiuntivo. La stima è di alcune fra le più prestigiose università italiane.

Lo ricorda perché qualcuno ne mette in dubbio il valore o l’utilità?

In Italia c’è una minoranza rumorosa. Parte dal presupposto che lo sport sia un costo. Ma una spesa in questo ambito rappresenta un investimento, è impossibile realizzare qualcosa di produttivo senza investire, è il fulcro e la logica di qualunque azienda. Devi farlo in modo trasparente, senza interessi di parte, con l’onestà di riconoscerne i benefici.
Per esempio, l’opportunità che un nuovo impianto dà a ragazzi di praticare un’attività sportiva in un territorio.

Tornando a Parigi, cosa spera di portar via a cose fatte, una volta finita l’ultima gara?

L’orgoglio del risultato ottenuto per gli italiani.

C’è così tanta voglia di vincere?

Secondo lei? (Malagò fa un grande sorriso, poi torna serio). Certo che sì.

Читайте на 123ru.net