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“Il pistacchio è la rovina della Sicilia sui social. Non esiste tutto quel pistacchio e non puoi fare tutto col pistacchio, dalla pizza alla tagliata”: lo chef Giuseppucci dice la sua

Si chiama Andrea Giuseppucci ed uno chef che ha lavorato al Noma (tra gli altri) e che ha aperto un canale Instagram dove insegna (anche) a cucinare. Mowmag lo ha intervistato, a partire da un’esperienza che ha fatto in Francia: “L’approccio francese e danese alla cucina è molto particolare. Ci sono ritmi differenti e standard lavorativi molto diversi”. Ha deciso di ‘restare sul virtuale’ perché, spiega, “vivevo per lavorare. Oggi la situazione italiana, sia a livello imprenditoriale, aprendo un ristorante, che andando a lavorare per un ristoratore, ti costringe a dare più di quel che ricevi. L’idea, quindi, era di aprire una sorta di ristorante virtuale, che potesse essere anche una scuola online, una enciclopedia, in cui potessero mangiare tutti, con ricette diverse dalle solite con tonno e salmone o vegane”. La sua ispirazione? Anthony Bourdain: “(…) Lo chef che può cucinare dappertutto con qualsiasi cosa e magari può farlo con un abito di Armani o con una camicia che ha preso al mercato. Non so se sono influente nel mio campo. L’obiettivo è dare una mano”. Alla domanda se ci sia un piatto della cucina italiana sopravvalutato, Giuseppucci risponde sicuro: “Un piatto non lo so, ce ne sono molti sottovalutati. Un ingrediente sì. Il pistacchio. Il pistacchio è la rovina della Sicilia nei social. Non esiste tutto quel pistacchio e non puoi fare tutto con il pistacchio, dalla pizza alla tagliata. E all’estero guardano molto al trend del pistacchio. È un peccato”. Netto anche quando dice la sua sulla polemica che ha coinvolto Max Mariola per la sua carbonara a 30 euro: “(…) Io ho il diritto di mettere il mio piatto anche a cento euro. Nessuno ti obbliga a mangiare una volta a settimana la carbonara da Mariola. Lui ha un ristorante a Brera non a Filottrano, ha dei costi, ha magari dieci persone in cucina che lavorano per lui con stipendi alti, è normale che il costo ricada sul piatto. Tra l’altro non è che la carbonara abbia un food cost bassissimo. Perché se prendi un uovo buono, un guanciale buono, un pecorino buono, un parmigiano buono, una pasta buona, un pepe buono, poi ci aggiungi i costi di gestione, l’investimento che deve tornare… a Milano può costare trenta euro, certo. Per me è più uno scandalo bere un succo all’ace in bottiglia davanti a San Pietro e pagarlo quindici euro“. Una lunga chiacchierata quella dello chef Giuseppucci con Mowmag, durante la quale rivela anche i piatti che cucinerebbe a Giorgia Meloni (“un riso in bianco con olio e parmigiano. Olio buonissimo”) e ad Elly Schlein (“mi sembra abbia bisogno di vitamine. Quindi un bel succo di frutta fatto in casa”).

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