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«Con Wave porto Self Control di Raf nel Terzo Millennio»

«Il futuro è nel passato». Con questa frase perentoria, quasi un aforisma, il dj-superstar e produttore Bob Sinclar ha spiegato il motivo che l'ha portato, dopo il clamoroso successo nel 2011 di Far l'amore con Raffaella Carrà, a remixare qualche mese fa, in chiave dance, Ti sento dei Matia Bazar. Dare una nuova veste sonora a un brano iconico del passato è sempre un'operazione rischiosa, da maneggiare con grande cura, ma decisamente riuscita nel caso di Wave, il singolo nato dalla collaborazione tra il duo tedesco dei Fast Boy e Raf, uno dei più importanti artisti italiani, che qui presta la sua voce per l’inconfondibile refrain di uno dei suoi più grandi successi, Self Control. Il brano originario, pubblicato esattamente 40 anni fa, ha segnato l’inizio della sua brillante carriera, che verrà celebrata con un tour nei club e un concerto-evento dell’artista pugliese all’Unipol Forum di Milano l’8 novembre, insieme a tanti ospiti e amici. In Wave i Fast Boy, formati dai fratelli Lucas e Felix Hain (deejay, produttori e cantanti), sono riusciti ad aumentare il pathos e l’epicità della melodia originale di Self Control e del suo inconfondibile coro in un moderno brano soulful-dance, con tanto di building up, drop e ben due ritornelli, uno cantato dal duo tedesco e l’altro da Raf (con il celebre refrain «You take my self/you take my self control»). Dietro il nuovo singolo, che ha tutte le potenzialità per diventare un tormentone di qualità dell'estate 2024, c'è lo zampino di Giacomo Maiolini, imprenditore e discografico di lungo corso, fondatore nel 1984 della Time Records, l'etichetta che ha conquistato in carriera 5 Grammy Awards e un numero impressionante di dischi di platino e di diamante grazie alla produzione di alcuni dei brani dance più ballati degli ultimi quarant'anni.

Maiolini è uno dei padri fondatori della musica High Energy-Eurobeat e ha conquistato il mercato giapponese con oltre duemila dischi prodotti, creando un vero e proprio fenomeno di costume nel Sol Levante, tanto da essere soprannominato “King of Eurobeat”. È l’unico discografico italiano ad essere stato per ben 4 volte al numero uno delle classifiche di vendita inglese con The Outhere Brothers (Don’t stop (Wiggle Wiggle) e Boom Boom Boom), The Tamperer feat. Maya (Feel it) e Black Legend (You see the Trouble with me). Abbiamo raggiunto telefonicamente l'imprenditore bresciano che, partendo da un paesino di 500 anime nella Franciacorta, ha fatto ballare il mondo intero con le sue produzioni dance. «Mi piace molto il nuovo singolo Wave: volevo un brano così perché la musica cambia velocemente e non volevo fare semplicemente una cover di un brano del passato, ma un pezzo contemporaneo che, secondo me, ha delle grossissime potenzialità. In Germania è partito forte, vediamo come andrà anche nelle radio italiane. Quest'anno non c'è ancora un tormentone forte come Italo Disco nel 2023, magari Wave diventerà il tormentone del 2024». Maiolini ci ha raccontato la storia del brano, a cui lui e Raf pensavano già da qualche anno: «Self Control è uscita 40 anni fa, nel 1984, lo stesso anno in cui io ho fondato la Time Records. Abbiamo iniziato a parlare con Raffaele di incidere un brano insieme già qualche anno fa, ma poi c'è stata di mezzo la pandemia e il progetto è stato rimandato. L'anno scorso mi ha richiamato, ci siamo sentiti verso settembre-ottobre e abbiamo concordato sul fatto che la musica cambia continuamente e che non aveva senso fare solo una cover di Self Control perché ormai quelle cose non funzionano più».

A un certo punto, però, è spuntata l’idea di affidare a una voce femminile il refrain. «Volevo una voce italiana che cantasse bene in inglese e mi era venuta in mente Rose Villain, quindi ho contattato sia lei che il marito, che è il suo produttore. Ci siamo anche incontrati a Sanremo, dove io ero con Gigi D'Agostino, ma poi loro sono partiti per le vacanze e non se n'è fatto più nulla. Allora mi sono guardato in giro e, visto il successo internazionale che stanno avendo i Fast Boy, duo tedesco di grande talento, ho pensato di farla incidere a loro. Quando ho ascoltato la demo ho pensato che il risultato fosse una bomba, così ho chiamato Raf e gli ho chiesto di ricantare in studio il ritornello. Ne è venuto fuori un brano di grande impatto, perfetto sia per ballare in discoteca che per essere ascoltato in radio».

Alla domanda sul come mai Self Control, un brano atipico che aveva un ritmo leggermente più lento rispetto ad altri pezzi eurodisco o italodisco di quel periodo, fosse diventato un brano iconico, Maiolini non ha dubbi: «Era il mio disco preferito di allora, una canzone particolare, direi quasi corale, perché tutti la cantavano. Self Control ha una parte malinconica e una parte coinvolgente che la rende una canzone bellissima e senza tempo». Il produttore bresciano, prima di diventare il fondatore della Time Records, ha inconsapevolmente anticipato il fenomeno delle playlist. «Andavo in discoteca perché mi piaceva la musica e ogni volta che sentivo un disco che mi colpiva andavo dal dj e gli chiedevo il nome del brano, me lo segnavo su un taccuino e il sabato successivo, con la mia lista di brani preferiti, andavamo insieme a un mio amico a comprare i dischi che mi ero appuntato. Ho anche provato a fare il dj, ma non ero portato. La mia qualità maggiore è sempre stata il gusto musicale, capire che cosa andasse e che cosa funzionasse sulle piste da ballo». Per la nascita e per il successo della Time Records, oltre all’intuizione e al duro lavoro, è stato fondamentale trovarsi al posto giusto, nel periodo giusto. «Il 1984 è stato il periodo d'oro della High Energy e delle produzioni di Bobby Orlando e di Patrick Cowley, che sono stati i miei modelli a inizio carriera. Io ho sempre fatto, e tuttora faccio, solo ciò che mi piace a livello musicale. Se tu mi fai ascoltare un disco che non mi piace, io non lo produco». All'inizio è stata fondamentale la collaborazione con due produttori giapponesi, che sono venuti fino a Brescia per conoscere il fondatore della Time Records: «In Giappone l'eurodance è stato un movimento che è andato avanti per tanti anni. La nostra musica era diventata un fenomeno di costume e società, tutti andavano a ballare quel tipo di musica, dai ragazzi che andavano a scuola fino ai manager. Quando ho iniziato a lavorare con i produttori giapponesi loro avevano una piccola etichetta, poi è diventata la label indipendente più grande del mondo, quotata alla borsa di Tokyo e uno dei soci, Tom Yoda, è diventato anni dopo perfino Ministro dell'Economia». Tra gli artisti più importanti con cui ha lavorato Maiolini spiccano i nomi di Gigi D'Agostino e Bob Sinclar: «Sono due artisti che, in maniera diversa, hanno qualità innegabili. Gigi D'Agostino è un personaggio che fa presa a trecentosessanta gradi: trovi il ragazzino di 14 anni che va a vedere i suoi concerti insieme al papà, al zio, al nonno, che ne ha più di 60. Se ascolti le prime compilation di Bob Sinclar, ti accorgi che ha una grandissima cultura musicale che riesce a esprimere attraverso tutte le sue produzioni, ricche di contaminazioni diverse. Se un artista come lui, dopo oltre 30 anni di carriera, è sempre al top, c'è un motivo».

Lo stesso Sinclar, in una recente intervista, si era lamentato per la mancanza di creatività della dance di oggi, che spesso ripropone, in varie forme, pezzi famosi del passato: «È vero che oggi, nella dance, si tende spesso a utilizzare i brani del passato, ma io faccio una distinzione fondamentale quando devo produrre un disco. Se ho a disposizione la voce originale, allora posso rifare un brano vecchio in una versione moderna, come abbiamo fatto con i Matia Bazar, dove la voce di Antonella Ruggiero era al centro del progetto Ti sento di Bob Sinclar. Nel caso di Wave abbiamo scomposto e poi riassemblato in un modo del tutto nuovo una canzone di successo del passato, inserendo solo in un secondo momento la voce di Raf, che ha cantato nuovamente un pezzo di Self Control. C'è creatività in entrambi i casi, anche se in modi diversi». Tra le maggiori intuizioni imprenditoriali di Maiolini spiccano le compilation del Deejay Time, che sono tornate in auge grazie alla fortunata reunion di qualche anno fa, con i deejay storici Albertino, Fargetta, Molella e Prezioso che sono attualmente in tour per l’Italia per eventi che richiamano migliaia di persone: «Quei brani del Deejay Time sono stati passati da una generazione all'altra perché i genitori, che si divertivano con quel tipo di musica negli anni Novanta, li hanno tramandati ai figli in quanto erano brani felici, con delle belle melodie, pur avendo dei Bpm moto alti. Sicuramente anche le playlist in streaming e i social, in particolare TikTok, hanno riportato in auge quei pezzi».

Abbiamo chiesto all’imprenditore bresciano il ruolo che ha giocato il territorio della Franciacorta, famosa in tutto il mondo per i suoi celebri spumanti di alta gamma, nella sua formazione. «Io vengo da un paesino di 500 persone della Franciacorta in mezzo alla nebbia: quando ho iniziato a fare le superiori a Brescia, a quindici minuti da casa, è stato già impattante; quando ho iniziato a fare dischi tutti, mi prendevano per matto. Io ho sempre frequentato Milano per lavoro, ma sono sempre stato legato al mio territorio, dove torno volentieri perché la campagna mi ha sempre rilassato. Il mio è stato un riscatto sociale, vengo da una famiglia normale, ma io volevo arrivare, lavoravo giorno e notte per questo e la fortuna mi ha dotato di un gusto musicale e di una sensibilità verso l’arte che mi hanno permesso di raggiungere il successo». Il luogo del cuore del “Re dell'Eurobeat" non è né Ibiza, né Mykonos, come sarebbe facile pensare, ma la più esotica e spirituale Bali: «Vado ogni anno a Bali, è il mio luogo spirituale e del cuore, lì abbiamo costruito una clinica che aiuta gratuitamente donne incinte a partorire. Sono un imprenditore un po' atipico, col fatto che produco musica dance la gente potrebbe pensare che sto sempre a Ibiza e Mykonos, ma io Ibiza e Mykonos ce li ho tutti i giorni in ufficio, per cui preferisco andare a Bali per l'atmosfera unica dell'isola»

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