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Fiamme sul Carso Sloveno che continua a bruciare: l’incendio non è stato ancora circoscritto

Fiamme sul Carso Sloveno che continua a bruciare: l’incendio non è stato ancora circoscritto

foto da Quotidiani locali

GORIZIA. Il fuoco che inizia a bruciare a metà mattina; il vento che lo alimenta e lo fa crescere; la colonna scura di fumo che sale verso il cielo azzurro e si allunga verso il Carso italiano e la pianura friulana; la luce del sole che viene coperta da una nube densa che toglie il fiato; l’odore acre di bruciato che riempie i polmoni della popolazione; le chiamate di allarme che arrivano alle centrali operative di Italia e Slovenia; il sistema dei soccorsi che si mobilita su entrambi i lati del confine; e la paura di un nuovo lungo e interminabile inferno che si materializza nella mente di tutti.

È stato un film drammaticamente già visto quello di giovedì mattina sul Carso sloveno, a pochi chilometri dal confine con Gorizia. A molti è sembrato di rivivere esattamente le stesse scene dell’estate 2022, quando la battaglia contro le fiamme andò avanti per 17 interminabili giorni. Allora era il 19 luglio, quest’anno è stato il 18. Sono passati due anni oggi.

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L’ incendio è scoppiato intorno alle 9.45 nel territorio comunale di Kostanjevica na Krasu/Castagnavizza del Carso, a circa una decina di chilometri dal confine. Le fiamme sono partite dal versante nord del monte Trstelj per poi propagarsi verso ovest, spinte dal vento di bora. Dalla pianura di Gorizia e Nova Gorica il fumo è stato subito notato e le telefonate ai numeri d’emergenza sono state immediate e molte. Ai vigili del fuoco di Gorizia sono arrivate segnalazioni soprattutto da Jamiano, Doberdò del Lago e San Martino del Carso, località che si sono trovate sottovento e, per questo, sono state invase dal fumo. E il fumo ha stagnato anche lungo la strada del Vallone dove gli automobilisti diretti verso Monfalcone, superata la località di Gabria, poco prima dell’incrocio che sale al valico di Devetachi, si sono infilati in una sorta di nebbia e hanno visto cambiare all’improvviso il colore della luce, passata da un brillante azzurro a un cupo rosso-arancione.

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Appena mercoledì la Slovenia aveva dichiarato l’alto rischio di incendi per le zone dell’Istria, del Carso, di Postumia, della Pivka, di Ilirska Bistrica, della Valle del Vipacco, della Goriška, della Brda e di Kanal e già ieri mattina alle 10.30 ha dovuto attivare il Piano nazionale di emergenza incendi.

Secondo quanto riferito dalle autorità d’oltreconfine, sono state inizialmente impiegate 45 brigate di pompieri, due aerei Air Tractor, un elicottero dell’esercito e un elicottero della polizia dotato, quest’ultimo, di telecamera termica. Lo spiegamento di forze è via via cresciuto nel corso della giornata. Nel pomeriggio i vigili del fuoco provenienti da 70 diversi dipartimenti erano diventati 250 e in serata sono saliti a 350. I primi a intervenire insieme al personale dei gasilci di Nova Gorica sono stati i colleghi vigili del fuoco delle zone di Postumia, Ilirska Bistrica e Pivka. Sul lato italiano del confine la Sala operativa regionale e il Corpo forestale regionale hanno monitorato la situazione mettendo in pre-allarme i vigili del fuoco, i volontari della Protezione civile e il personale della stessa Forestale.

Chiesta l’autorizzazione a pescare acqua dallo specchio di mare italiano, per tutta la giornata gli Air Tractor sloveni hanno fatto la spola tra il Golfo di Panzano e l’area dell’incendio. Per mantenere sgombro dalle imbarcazioni il corridoio di rifornimento utilizzato dagli aerei, gli specialisti nautici del comando Vigili del fuoco di Trieste sono stati chiamati ad operare in supporto e sotto il coordinamento della Capitaneria di Porto di Monfalcone, tra Monfalcone e Marina Julia.

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Attorno alle 13 il fumo è diminuito: guardando da Gorizia la coltre grigia del mattino, aveva lasciato spazio a un velo bianco sfumato nell’azzurro e alle 15 l’incendio sembrava ormai sotto controllo, ma attorno alle 17 le fiamme hanno ripreso vigore. Il primo bilancio parla di 150 ettari di terreno andati distrutti. Definire l’origine del rogo è ancora prematuro. Sono in corso le indagini per stabilire le cause, ma l’ipotesi più probabile rimane quella dolosa.

Il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna è stato costantemente in contatto con l’omologo di Nova Gorica Samo Turel al quale, sin dalla mattina, ha assicurato, al di là dei protocolli italo-sloveni, una completa collaborazione. Da parte sua il sindaco Turel ha tenuto informato il collega goriziano con aggiornamenti continui e puntuali.

Temendo che nel pomeriggio il vento potesse girare e portare il fumo verso il capoluogo isontino, il sindaco Ziberna ha chiesto ad Arpa Fvg un monitoraggio dell'aria nella porzione di Gorizia confinante con la Slovenia da Merna all’ex ospedale civile di via Vittorio Veneto.

Su richiesta della Forestale di Gorizia e della Sala operativa regionale una pattuglia del gruppo di Protezione civile di Gorizia è stata inoltre impegnata lungo il Vallone per un’attività di sorveglianza preventiva.

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