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Se Trump fa dietrofront sulle tecnologie verdi, l’Europa può sfruttare il ritardo e divenire leader

Se Trump fa dietrofront sulle tecnologie verdi, l’Europa può sfruttare il ritardo e divenire leader

In un mondo in rapida evoluzione, l’Europa potrebbe trovarsi inaspettatamente in una posizione di vantaggio nella corsa globale verso la sostenibilità. Questa analisi cinica esplora come le divergenti traiettorie politiche di Europa e Stati Uniti potrebbero ridisegnare l’equilibrio di potere economico e l’influenza globale. Con la potenziale conferma del Green Deal da parte di Ursula […]

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In un mondo in rapida evoluzione, l’Europa potrebbe trovarsi inaspettatamente in una posizione di vantaggio nella corsa globale verso la sostenibilità. Questa analisi cinica esplora come le divergenti traiettorie politiche di Europa e Stati Uniti potrebbero ridisegnare l’equilibrio di potere economico e l’influenza globale.

Con la potenziale conferma del Green Deal da parte di Ursula Von Der Leyen, l’Europa si sta posizionando come pioniere globale nella transizione verso un’economia sostenibile. Questo ambizioso piano, se implementato con successo, potrebbe trasformare l’Ue nel primo continente climaticamente neutro, creando un precedente che il resto del mondo potrebbe essere costretto a seguire.

Dall’altra parte dell’Atlantico, la possibile vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali potrebbe segnare un brusco arresto negli investimenti statunitensi in tecnologie verdi e politiche climatiche. Le politiche “America First” di Trump, focalizzate su industrie tradizionali e scetticismo climatico, rischiano di lasciare gli Usa indietro nella corsa all’innovazione sostenibile. Non a caso, nel suo discorso di accettazione della nomina, ha già annunciato che il primo giorno della sua eventuale nuova presidenza sarà dedicato alla ripresa immediata delle trivellazioni petrolifere.

Questo scenario potrebbe offrire all’Europa un’opportunità unica: leadership tecnologica attraverso investimenti massicci in R&S green; definizione degli standard globali per prodotti e processi sostenibili; maggiore attrattività per investimenti grazie a un quadro normativo stabile e orientato al futuro; rafforzamento del soft power diplomatico come leader nella lotta al cambiamento climatico.

Mentre Cina e India fanno passi avanti nella tecnologia verde, rimangono indietro in termini di standard ambientali e sociali complessivi. L’Europa potrebbe sfruttare questo ritardo per consolidare la propria posizione di leader, prima che questi giganti asiatici colmino il divario.

Tuttavia, questa strategia non è priva di rischi: i costi di transizione richiederanno investimenti massicci, potenzialmente impopolari in tempi di austerità; le industrie europee potrebbero inizialmente trovarsi svantaggiate rispetto a concorrenti meno regolamentati; resistenze da parte di Stati membri più dipendenti da industrie tradizionali potrebbero rallentare il processo.

Se l’Europa riuscirà a navigare queste acque tempestose, potrebbe emergere come leader globale in un settore destinato a dominare l’economia del XXI secolo. La chiave sarà bilanciare ambizione e pragmatismo, sfruttando il momentaneo vuoto lasciato dagli Usa per costruire un vantaggio duraturo. In un mondo dove la sostenibilità diventerà sempre più un imperativo economico oltre che ambientale, l’Europa potrebbe trovarsi nella posizione invidiabile di dettare le regole del gioco. Sta ai leader europei cogliere questa opportunità e trasformare una sfida globale in un trionfo continentale.

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