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Borsellino, le Camere osservano un minuto di silenzio. “La sua vita un atto d’amore per l’Italia”

A 32 anni dalla Strage di Via D’Amelio, con la morte di Paolo Borsellino e degli uomini di scorta, il Parlamento omaggia il sacrificio del giudice e dei “suoi ragazzi” osservando un minuto di silenzio. A Montecitorio è stato il presidente di  turno, Fabio Rampelli, a prendere la parola ricordando la figura del magistrato ammazzato […]

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A 32 anni dalla Strage di Via D’Amelio, con la morte di Paolo Borsellino e degli uomini di scorta, il Parlamento omaggia il sacrificio del giudice e dei “suoi ragazzi” osservando un minuto di silenzio. A Montecitorio è stato il presidente di  turno, Fabio Rampelli, a prendere la parola ricordando la figura del magistrato ammazzato dalla mafia il 19 luglio 1992. “Il suo insegnamento ed esempio devono essere tenuti vivi”, ha detto Rampelli. “La strage fu una profezia annunciata che indusse tanti di noi a scegliere la lotta politica come forma di riscatto”. Il presidente della Camera ha iniziato il suo intervento con le parole dello stesso Borsellino. “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale. Che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

Borsellino, la Camera osserva un minuto di silenzio

Rampelli ha citato i componenti della scorta del giudice: Agostino Catalano, Eddi Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina. “Dopo soli 57 giorni dall’attentato di Capaci, in cui fu ucciso Giovanni Falcone, insieme al quale persero la vita il giudice Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro Cosa nostra portava un ulteriore attacco alle nostre istituzioni, colpendo un altro simbolo della lotta alla mafia”. Ciascuno di noi – ha detto ancora Rampelli – ricorda perfettamente quella stagione, l’arco temporale che separa l’attentato di Paolo Borsellino da quello del suo amico e collega Giovanni Falcone. “Ciascuno di noi rammenta cosa stesse facendo quel giorno quando le prime immagini di via d’Amelio irruppero sugli schermi delle nostre case. Il dolore, lo sdegno, la consapevolezza di assistere al compimento di una profezia annunciata. Borsellino sapeva che la morte di Falcone rappresentava un’anticipazione di quello che a breve sarebbe accaduto a lui. Eppure non fuggì. Ma Borsellino, come Falcone, non indietreggiò. Perché? Le ragioni stanno nelle stesse parole usate da Borsellino nel corso della veglia per l’amico Falcone”.

La vita di Falcone e Paolo Borsellino un atto di Amore

“Perché Giovanni non è fuggito? Perché ha accettato questa tremenda situazione; perché non si è turbato? Per Amore. La sua vita è stata un atto d’amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato”. Rampelli ha concluso invitando a far “sopravanzare il coraggio alla paura, perché è negando ogni consenso o ambiguità con la mafia, si riuscirà a estirparla. È proprio lui che ci ammonisce così: “È bello morire per ciò in cui si crede, chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.

La Russa: una valoroso italiano, un faro

Il presidente del Senato Ignazio La Russa via social ha ricordato un ‘valoroso italiano’ che ha affrontato con fermezza la criminalità organizzata. E ha dedicato la sua vita al servizio della collettività. “Con le nostre emozioni e la nostra memoria, siamo tutti in via D’Amelio. Il suo esempio è presente in ognuno di noi e continua a essere un faro per chi crede nella giustizia e nella legalità”. La seconda carica dello Stato ha ricordato, citandoli, i 5 agenti della scorta uccisi insieme a Borsellino. “Rivolgiamo un commosso pensiero a loro e a tutti coloro che, ispirati dal loro sacrificio, servono la Nazione con dedizione, difendendo i valori fondamentali di libertà e sicurezza. L’eredità di Paolo Borsellino è un bene prezioso che abbiamo il dovere di onorare e tramandare”.

 

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