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Saviano incassa il programma in Rai, ma fa lo stesso la lagna: “Mi censurano”

Censurato anche se andrà in onda. È davvero bizzarra la sorte di Insider, faccia a faccia con il crimine, il programma di Roberto Saviano che dal 2 settembre andrà in onda su Rai 3 in prima serata. Almeno, lo è per come la racconta lo stesso Saviano. Senza la sua narrazione, infatti, Insider sarebbe stato semplicemente un tassello dell’offerta della tv pubblica per la prossima stagione. Saviano invece ha deciso che andava raccontata un’altra storia, scegliendo di interpretare la parte della vittima del bavaglio di regime anche quando quel presunto bavaglio è stato strappato dallo stesso presunto regime.

Saviano incassa il programma in Rai, ma si lamenta lo stesso

“Nella peggiore Rai di tutti i tempi, andrà in onda il mio programma Insider, faccia a faccia con il crimine. Lo hanno comunicato oggi i vertici Rai durante la presentazione dei palinsesti della prossima stagione televisiva. Censurato per più di un anno (il programma è pronto dall’estate scorsa), censurato per volontà politica, Insider andrà in onda solo grazie alle pressioni dell’Associazione dei famigliari delle vittime di mafia e alle migliaia di firme dei telespettatori che ringrazio con tutto il mio cuore”, ha scritto Saviano su X. “La televisione pubblica che censura un programma che svela le dinamiche mafiose… una vergogna senza fine. E ora, solo perché costretti, i vertici lo manderanno in onda”, ha concluso, continuando a tenere come foto di copertina la locandina del suo programma con sopra il banner “censurato”. 

Doppiopesismo o marketing del piagnisteo?

Ora, è bene ricordare che un anno fa il programma di Saviano saltò perché l’azienda ritenne che avesse violato il codice etico, esattamente come era avvenuto poco tempo prima per il programma di Filippo Facci. Anzi, probabilmente proprio perché era avvenuto poco tempo prima per Facci, finito sotto il fuoco incrociato di certa politica e certa opinione per una frase ritenuta inopportuna. La guerra al giornalista ritenuto “nemico” poi si rivelò un boomerang quando a uscire dal seminato fu Saviano. Ciononostante si urlò alla censura. Perché, si sa, da quelle parti abitualmente la differenza tra essere oggetto di legittima indignazione o di odiosa censura la fa chi sei, non cosa fai. Che poi è un po’ lo schema mentale che si ravvisa anche dietro al post di Saviano sul suo programma: poiché questa è la “peggiore Rai di tutti i tempi”, è evidente che non può che essere stigmatizzata, che anche l’inserimento in palinsesto autorizza a denunciare il bavaglio. A meno che, certo, non sia una scelta di marketing. Il consueto marketing del piagnisteo, nel quale a sinistra pure sono maestri.

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