“Ho vissuto 15 anni con il fantasma della prima moglie di mio marito, lei mi ha scelto per amarlo e prendermi cura del suo cane”
Dopo quindici anni sono riuscita a mettere da parte l’invadente spirito della moglie morta di mio marito. Su The Cut una delle storie personali che hanno avuto più seguito negli ultimi giorni è quella di una signora di mezza età che ha raccontato la sua complicata relazione con tal Brandon, rimasto vedovo sui 35 anni dell’amata Sherise. La donna morì improvvisamente in un incidente stradale venendo travolta da un guidatore ubriaco dopo sei mesi di matrimonio. La nuova compagna di Brandon mette in fila l’invadenza di tanti dettagli della donna morta a partire da una cintura appartenente a lei prestatagli da Brandon. Il gesto del nuovo compagno che sfila la cintura dai pantaloni della donna morta e la dà in mano alla nuova compagna attraversa il piano del simbolico e ancora la signora che racconta questa storia ad una specie di legame con la defunta che lei riassume in: “Forse mi aveva scelto per amare suo marito e prendermi cura del suo cane”.
Brandon che si presenta al primo appuntamento con la fede nuziale e le sussurra il suo piacere per i film Marvel; lei che gli racconta la sua passione per i libri e i segnali soprannaturali. “Non confessai quanto già sapevo della sua defunta moglie, una scrittrice, professoressa di letteratura e poetessa morta prima di avere la possibilità di pubblicare”. Brandon e Sherise erano cresciuti insieme e le loro famiglie erano molto unite,tanto che la signora ricorda le resistenze della madre della defunta a cancellare il ricordo fisico della figlia. “Non voglio che tu cambi niente in casa”, chiese l’anziana all’ex genero durante una cena: “Sento ancora l’odore di Sherise qui nell’aria”. Un giorno la nuova compagna di Brandon, propensa a credere a diversi segni dell’ipotetico destino, trasforma la camera degli ospiti nel suo ufficio e trova una scatola sepolta nell’armadio. “Dentro c’era la copia con le orecchie di Sherise di The Book of Questions, un libro originale che esplora le domande esistenziali, con ” Vorresti sapere la data precisa della tua morte?” e ” Se potessi scegliere il modo della tua morte, quale sarebbe?” cerchiati con un pennarello nero Sharpie. Accanto al libro: il suo portafoglio con i documenti d’identità e le carte di credito ancora nelle tasche, il rapporto del coroner e i documenti del tribunale e pile di quaderni di Sherise”.
Sfogliando le pagine, la donna scorge mille similitudini con la morta a partire dal modo di scrivere, dalla penna e dal colore usato, fino alla singola scrittura di alcune lettere “La presenza di Sherise non è rimasta in quella scatola, però, o anche in quella stanza. Era ovunque: la cintura, che, 14 anni dopo, indossavo ancora, è diventata parte della mia routine quotidiana. Le sue riviste di quilting, che hanno continuato ad arrivare nella nostra cassetta della posta con il suo nome sull’etichetta, nonostante ci siamo trasferiti quattro volte in cinque anni. I suoi pantaloni da neve, che sono finiti in fondo alla borsa da sci di Brandon, rimasta chiusa a lungo, mentre io cercavo i miei. Anche dopo aver formato la nostra famiglia, ho avvolto i nostri tre ragazzi, che allora avevano 7 e 4 anni (la stessa età dei suoi figli quando è morta), nelle sue trapunte fatte a mano. E ho iniziato a scrivere e pubblicare saggi su come la sua perdita ha definito le nostre vite”.
La donna si rivolge a una medium (che incredibilmente inquadra il suo caso come se lo conoscesse) e poi a uno psicologo. “Avevo trasformato la prima moglie di Brandon in un archetipo, la sposa perfetta, e in qualche modo avevo fatto in modo che fosse mio compito mantenere vivo il suo spirito”, ricorda. Poi a un certo punto lo spirito della defunta comincia a rarefarsi. Il click scatta quando il terapeuta le chiede: “Chi sono le persone così concentrate a tenerla in vita? Questa ossessione per lei… è perversa”. E lei: “Non era Brandon che resisteva, impantanato in uno stato di “E se?” Erano i suoi genitori, certo. Ma in realtà, ero io. Sono stata io a mettere la sua foto, per sempre 33enne e raggiante, su uno scaffale nel nostro corridoio. Non dimenticare cosa ha perso, urlava silenziosamente”. Oggi, dopo 15 anni, la situazione sembra esser migliorata. “Ci è voluto molto, ma finalmente sto smantellando il trio che ho creato inavvertitamente. Ho sostituito la foto di Sherise nel nostro corridoio con un’istantanea della nostra famiglia e ho scambiato la sua cintura con una nuova, un regalo di Natale di Brandon. Ogni passo avanti sembra sempre meno una dichiarazione sul lasciar andare Sherise e sempre più una rivendicazione della bella vita che ho creato con Brandon, con i nostri ragazzi. Ci sono ancora giorni in cui sfoglio i vecchi quaderni di Sherise e trovo conforto nelle sue parole. Ma ora vedo più chiaramente dove finisce la sua vita e inizia la mia”.
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