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Professionista rapinato in centro a Udine: «Aveva un coltello, voleva solo il mio iPhone»

UDINE. «Dammi il telefono e non ti succederà niente». Il modo con cui brandiva il coltello, però, era tutt’altro che amichevole. «Non ci ho pensato un secondo. Gli ho consegnato il cellulare e sono tornato in macchina».

Il casarsese Giulio Di Lorenzo è ancora spaesato nel ricordare quegli attimi, venerdì 19 luglio intorno alle 21, in cui è stato rapinato in pieno centro a Udine. Ma, nonostante i ricordi siano confusi – «Non mi avevano mai rubato niente, figuriamoci una rapina» – il giorno dopo Di Lorenzo è già raggiungibile al telefono, allo stesso numero di sempre, operativo e pronto a lasciarsi alle spalle la brutta esperienza. Che, tuttavia, preoccupa una città già segnata da un lutto indelebile e da un acceso dibattito sulla sicurezza.

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«La mia agenzia, Pop Com studio, segue diversi clienti tra i quali Azalea, per la quale dovevo seguire i social relativi al concerto di De Gregori, poi rinviato – spiega il professionista –. Stavo quindi andando a lavorare e avevo parcheggiato la macchina in una via laterale intorno a piazza I maggio. Appena uscito dall’auto, mi sono trovato di fronte questo individuo che mi ha minacciato con il coltello, intimandomi di dargli il cellulare. Cosa che ho fatto». Di Lorenzo è quindi tornato in auto. «Ora fa sorridere, ma il primo impulso è stato quello di usare le mappe sul cellulare, che ovviamente non avevo più – spiega –. Quindi ho cercato una Volante della polizia che poco prima avevo intravisto avvicinandomi alla piazza. L’ho trovata subito e ho raccontato l’accaduto».

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Prima ancora di raccogliere la denuncia, formalizzata ieri di fronte ai carabinieri di Casarsa, i poliziotti gli hanno consigliato di correre a casa e di bloccare il telefono dal computer. «Così ho fatto: il cellulare, un iPhone, ora è di fatto inutilizzabile». Dopo la denuncia, Di Lorenzo si è rivolto al suo gestore telefonico per ottenere un duplicato del numero. «Bisogna ricordare, soprattutto per gli iPhone, di conservare la scatola originale dove c’è il codice Imei: serve per la denuncia» continua il professionista. Al di là del danno economico e dello spavento, la sua vita può riprendere come prima «perché, come consiglio spesso, ho salvato una copia di foto, documenti e contatti in un cloud».

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In mezzo, però, c’è una minaccia di morte, un coltello «piuttosto grande» puntato addosso. «Era un ragazzo più giovane di me – spiega – ma non ricordo altro. Viaggio molto per lavoro, anche in grandi città, e non mi era mai successo prima. Non me lo sarei mai aspettato alle 21 di venerdì, in una tranquilla zona residenziale».

Un episodio che riaccende le polemiche sulla sicurezza in città. «Ci deve essere una svolta, devono aumentare i controlli e la repressione in modo che i delinquenti capiscano che Udine non è più terra di nessuno» commenta Loris Michelini, ex vicesindaco ora capogruppo di Identità civica.

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