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Ottant’anni fa l’operazione Valchiria: l’attentato a Hitler che avrebbe potuto cambiare la storia

operazione Valchiria

Ottant’anni fa un gruppo di congiurati tedeschi tentò di cambiare la storia uccidendo Hitler e ponendo fine al regime nazista. Fu la cosiddetta Operazione Valchiria, che purtroppo fallì e consentì al dittatore nazista di rimanere altri nove mesi in sella portando la Germania al baratro e continuando la sua folle azione di sterminio contro gli […]

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operazione Valchiria

Ottant’anni fa un gruppo di congiurati tedeschi tentò di cambiare la storia uccidendo Hitler e ponendo fine al regime nazista. Fu la cosiddetta Operazione Valchiria, che purtroppo fallì e consentì al dittatore nazista di rimanere altri nove mesi in sella portando la Germania al baratro e continuando la sua folle azione di sterminio contro gli ebrei.

L’attentato al Fuhrer e l’operazione Valchiria

L’attentato del 20 luglio 1944 fu pianificato ed organizzato da un gruppo di alti ufficiali che appartenevano alla resistenza militare clandestina contro il nazismo. Hitler era blindato nella “tana del lupo”. Solo poche persone avevano accesso alla cerchia ristretta attorno al Führer e Claus von Stauffenberg era uno dei pochi ammessi ad essere presente nelle riunioni militari.

Il mattino del 20 luglio 1944 von Stauffenberg si recò  alla “tana”, dove era stato convocato per rappresentare il suo diretto superiore, il generale Fromm, allo scopo di riferire sulle divisioni che la milizia territoriale stava creando in previsione dell’avanzata sovietica e avrebbe dovuto presentare il suo rapporto ad Hitler durante la riunione quotidiana che questi teneva insieme al suo stato maggiore.

In compagnia del colonnello vi erano il tenente Werner von Haeften e il generale Hellmuth Stieff. Sia von Stauffenberg che von Haeften portavano una bomba nelle rispettive borse. Ognuno dei due ordigni, preparati da Wessel Freytag von Loringhoven, era composto da circa un chilogrammo di esplosivo al plastico, avvolto in una carta di colore marrone. Le bombe avrebbero dovuto essere innescate a tempo, attraverso un detonatore formato da una sottile molla di rame che sarebbe stata progressivamente corrosa da un acido.

Intorno alle 13 furono lanciate le bombe e von Stauffenberg andò via subito, ritenendo che l’attentato fosse riuscito ma in realtà Hitler se la cavò con una ferita all’orecchio.

La repressione

Poco dopo la mezzanotte del 21 luglio, il colonnello Claus von Stauffenberg, il generale Friedrich Olbricht, il colonnello Albrecht Mertz von Quirnheim ed il tenente Werner von Haeften, su ordine del generale Fromm, vennero fucilati nel cortile interno del Bendlerblock da un plotone di dieci uomini del battaglione, sotto il comando del sottotenente Werner Schady. Pochi minuti dopo, Otto Skorzeny arrivò con una squadra di SS e, dopo aver vietato altre esecuzioni, arrestò i congiurati rimasti e li consegnò alla Gestapo, che immediatamente si attivò per scoprire tutte le persone coinvolte nell’attentato. La gran parte di essi finì nei campi di concentramento.

Il piano dei congiurati

L’operazione Valchiria puntava a rovesciare il governo nazista, a chiedere una resa all’Unione Sovietica e alle forze alleate . Sarebbe stato instaurato un governo di pace che avrebbe evitato centinaia di migliaia di morti nei mesi a venire, sia per i bombardamenti effettuati in Germania, sia per la vergogna dei campi di sterminio. Purtroppo il fallimento della congiura consentì ad Hitler di restare altri nove mesi sino al tragico epilogo di aprile 45 a Berlino. E la storia non cambiò.

 

 

 

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