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Matteo Berrettini asfalta Halys, vince il torneo ATP di Gstaad e prosegue la sfrenata scalata nel ranking

Matteo Berrettini asfalta Halys, vince il torneo ATP di Gstaad e prosegue la sfrenata scalata nel ranking

Matteo Berrettini, dopo sei anni, torna a vincere là dove ce l’aveva fatta per la prima volta. Suo l’ATP 250 di Gstaad con un perentorio 6-3 6-1 nei confronti del francese Quentin Halys che lo riporta nell’élite dei primi 50 del mondo. Secondo titolo dell’anno per il romano, nonché nono in carriera, un altro passo verso il ritorno a quei piani alti che, molto semplicemente, gli spettano.

Se nei primi cinque game il match non vive sotto altro segno che quello dell’osservazione di un cielo molto scuro, il sesto crea problemi anche in campo a Berrettini, a causa di un gran momento in risposta di Halys. Ci sono tre palle break consecutive, che però il romano annulla bene (vero è che il francese, sulla terza, legge male il dropshot dell’ex finalista di Wimbledon riconsegnandoglielo sul rovescio). La chance ce l’ha poi lo stesso Berrettini sul 3-3, e sulla seconda del transalpino arriva la risposta profonda che lo manda fuori tempo: 4-3 per l’azzurro. Sul 5-3 arriva la pioggia, che però è solo passeggera. Quello che non è passeggero è il momento dell’italiano, che rientra e vince un altro game in risposta per il 6-3.

Il secondo parziale si trasforma in qualcosa di simile a un monologo da parte di Berrettini, che semplicemente non si ferma più. Merito di una forma che quest’oggi è evidente, e anche demerito di Halys che, per dirla in termini molto semplici, scompare da campo e subisce quelli che arrivano ad ammontare a nove game di fila. Il francese quasi esulta per aver evitato il 6-0, ma la gioia, quella vera, è di Matteo, che sei anni dopo torna a vincere Gstaad.

Per Berrettini, che pioggia a parte non ci mette nemmeno un’ora a vincere la finale, numeri al servizio: 26/29 di punti vinti con la prima, 7/8 con la seconda. All’atto pratico, ha perso in battuta tre punti nel quinto game del primo gioco e un altro nell’ultimo. Poi più nulla.

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