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Lutto nel mondo della radio, addio a Giuseppe “Bepi” Righetto

Il primo annuncio è arrivato dalla frequenza a onde lunghe della sua stessa radio, quindi la notizia si è diffusa anche sui social: Giuseppe “Bepi” Righetto, patron editoriale di Radio Centrale e Radio Italia Uno, si è spento alle prime luci dell’alba di ieri all’età di 88 anni.

La sua scomparsa ha subito suscitato tristezza e commozione tra le tantissime persone che avevano lavorato al suo fianco. Righetto, noto imprenditore del territorio, era malato da tempo, ma fino all’ultimo aveva sempre svolto ruoli attivi nelle emittenti che aveva creato da giovane.

Lascia i figli Sandro, Katuscia e Massimo: quest’ultimo aveva già raccolto le redini dell’editore, fondando il colosso radiotelevisivo Newslinet.

«Pioniere nel panorama radiofonico nazionale, mio padre ha dedicato l’intera vita alla sua passione. Una scommessa che gli ha permesso di creare un vero e proprio impero mediatico, partendo dal nulla nel 1975, da un piccolo studio a Voltabarozzo», racconta il figlio Massimo.

La carriera di Righetto è stata caratterizzata «da determinazione, talento e una visione innovativa», raccontano alcuni colleghi che con lui hanno lavorato. È grazie alla sua leadership che Radio Centrale e Radio Italia Uno sono diventate punti di riferimento, non solo da un punto di vista tecnologico e organizzativo, ma anche per i milioni di ascoltatori tanto a Padova quanto in tutta Italia.

Lo sguardo di Righetto non si è mai fermato al presente, ma ha sempre guardato al futuro cercando di anticipare i tempi e incontrare le esigenze di un pubblico in costante mutamento.

E al futuro guarda anche chi ora ha il dovere di conservare il suo ricordo e raccogliere l’eredità: un indubbio contributo alla radiofonia, che continua già oggi a vivere nell’editore in cui hanno collaborato i figli Sandro, Sondra (scomparsa per un male incurabile nel 2004) e Massimo.

Continueranno quindi a vivere non solo la sua passione per le onde lunghe, ma anche il suo impegno che costituisce una colonna portante per professionisti del settore delle nuove generazioni.

Dai dipendenti è ricordato come un grande lavoratore, oltre che un imprenditore di successo. Noto anche per il suo spirito generoso e la sua disponibilità verso i collaboratori che considerava «più amici che dipendenti».

La scomparsa di Giuseppe Righetto di fatto segna la fine di un'era per la radiofonia italiana, ma il suo spirito continuerà a risuonare attraverso le onde radio che tanto amava. «In questo momento di profondo dolore, ci stringiamo attorno alla famiglia Righetto, esprimendo le nostre più sentite condoglianze», ha scritto sui social Mauro Pedrazoli, speaker radiofonico del gruppo editoriale. Molti i messaggi di cordoglio lasciati ieri ai figli di “Bepi”.

Nella vita di Giuseppe Righetto non sono nemmeno mancate la pagine amare: era stato arrestato alla fine degli anni ’90 con l’accusa di aver danneggiato le antenne di alcuni editori radiofonici rivali (da qui il soprannome di “Bepi benzina”), ma si era rivelato tutto falso. Accuse infondate, e la corte d’appello di Venezia nell’aprile 1997 lo ha assolto.

La comunità radiofonica e giornalistica ha quindi perso una delle sue figure più rappresentative, un uomo che ha dedicato la sua vita a un mestiere che amava profondamente. Il suo contributo alla radiofonia rimarrà vivo nella memoria di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di ascoltare le sue trasmissioni sulle onde lunghe.

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