Un pirata della strada ogni dieci giorni, questa è Treviso
Nel 2024 si sono verificati una media di tre casi di pirati della strada al mese, cioè di automobilisti che feriscono pedoni o ciclisti e poi fuggono senza lasciare traccia, come se nulla fosse successo. È quanto emerge dall’osservatorio dell’ufficio infortunistica del Comune di Treviso, guidato dal comandante Andrea Gallo.
E se questi numeri sono riferiti ai soli eclatanti, che presuppongono poi anche delle indagini in ambito penale, i numeri relativi a chi crea danni ad altri veicoli e scappa senza lasciare il proprio recapito sono quattro volte tanti.
«Accanto ai pirati della strada un altro fattore impattante riguarda il numero delle persone che creano danni a veicoli fermi», spiega il comandante Gallo, «di questi episodi ne contiamo una media di tre a settimana. Si tratta di conducenti che con manovre errate danneggiano i veicoli parcheggiati e poi si allontanano, incuranti, senza lasciare un biglietto per far risalire al responsabile e pagare i danni che hanno provocato. Sono fenomeni che sono sempre esistiti, ma nell’ultimo anno si sono acuiti».
Secondo il report sono comportamenti generalizzati, certo, ma che nella quasi totalità dei casi non rimangono impuniti: «Non appena riceviamo le denunce delle vittime dei pirati della strada e anche quelle da parte dei proprietari dei veicoli danneggiati da ignoti, l’ufficio infortunistica si mette subito al lavoro. Al di là in caso di fuga in cui scattano le indagini di natura penale, un ruolo centrale è giocato dai sistemi di videosorveglianza. Treviso è una città interamente coperta da telecamere e questo permette di arrivare all’individuazione dei responsabili in tempi rapidissimi».
Gallo ricorda l’incidente costato la vita a Luciano Paro, un 76enne di Dant’Antonino travolto da un’auto pirata in via Podgora l’8 maggio del 2021. Il pensionato inizialmente non sembrava aver riportato ferite gravi, ma una volta trasportato in ospedale ha avuto un malore e un arresto cardiaco lo ha stroncato in pochi minuti.
«L’anziano era stato travolto da una golf bianca che è scomparsa subito dopo l’impatto. Quello è stato un caso emblematico, perché la polizia stradale ha lavorato di concerto con la Procura di Treviso fino ad arrivare ad identificare il conducente dell’auto, responsabile della morte di Paro. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza, che avevano ripreso tutta la scena, unite al lavoro del nucleo di polizia giudiziaria e il nucleo infortunistica hanno rintracciato Leonard Gashi, cioè il responsabile. In quel caso è stato svolto un grande lavoro di cooperazione, che ha portato alla risoluzione del caso», ricorda il comandante della polizia locale di Treviso.
Quali sono i motivi che spingono il pirata della strada a scappare? «Solitamente chi commette un gesto simile viene colto da paura e quindi manifesta un comportamento inconsulto. Deve rendersi conto si deve fermare sia per dovere civico sia per un dovere previsto dal codice della strada. Spesso una volta tornato a casa si confronta con un familiare o con il proprio legale, sono loro che consigliano di presentarsi spontaneamente perché questo solleva il conducente da conseguenze gravi come l’arresto».
Gallo aggiunge che spesso i responsabili «i responsabili non sono assicurati o non hanno le auto revisionate e scappano perché così pensano di evitare sanzioni, in realtà una volta individuati vengono sanzionati sia per l’irregolarità che per il reato» e Conclude con un consiglio: «Prima o poi si arriva al responsabile, il 100% delle volte, per questo consiglio di presentarsi al comando e autodenunciarsi e dimostrare la buona volontà di voler risarcire il danno provocato».
Una posizione coerente con quella del comando provinciale dei carabinieri: «Molti sinistri hanno protagonisti persone non in stato di efficienza psicofisica e spesso sono senza documenti o con irregolarità. La normativa consente di evitare guai peggiori se ci si costituisce. Se si scappa davanti ad un incidente mortale, poi si è puniti per omicidio».