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Riprendeva le bambine mentre andavano in bagno, arrestato educatore goriziano

Riprendeva le bambine mentre andavano in bagno, arrestato educatore goriziano

A mettere in moto le indagini una delle vittime che ha notato il telefono nella toilette e ha raccontato tutto ai genitori. Quattro casi a Farra e uno in provincia di Udine

È accusato di avere ripreso di nascosto le parti intime di alcune bambine, filmandole con il proprio telefono cellulare. Bambine che gli erano state affidate dalle famiglie nell’ambito di una serie di attività ricreative che lo vedevano coinvolto nell’organizzazione: il centro estivo comunale a Farra d’Isonzo, in alcuni casi, corsi musicali ospitati al pomeriggio sempre a Farra, e pure in un comune friulano, in altri.

Sono pesanti gli addebiti mossi nei confronti di un uomo di meno di 40 anni, originario dell’Isontino, operatore di un’associazione culturale attiva in diverse zone della Regione. E pesanti con ogni probabilità sono anche le prove raccolte a suo carico dagli investigatori: l’uomo è stato infatti arrestato e si trova da novembre ai domiciliari nella sua abitazione in provincia di Gorizia.

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Al Tribunale di Trieste si terrà l’udienza preliminare a davanti al giudice Luigi Dainotti. La pm Lucia Baldovin - che ha coordinato le indagini portate avanti per mesi da carabinieri del nucleo investigativo della Compagnia di Gradisca e, per la parte tecnologica, dagli uomini della Guardia di Finanza di Gorizia - chiederà per lui il rinvio a giudizio per una serie di ipotesi di reato: pornografia minorile, con l’aggravante del coinvolgimento di minori di anni 16 e del fatto che il reato sarebbe stato commesso da persona «a cui il minore era affidato per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza»; violenza privata e interferenze illecite nella vita privata.

Cinque, secondo l’accusa, le vittime delle attenzioni morbose dell’uomo avvenute la scorsa estate, tutte bambine di età compresa tra i 7 e i 9 anni. Per tutelarle vista la giovanissima età, Il Piccolo volutamente ha scelto di omettere particolari della vicenda che potrebbero renderle riconoscibili, a partire dal nome dell’associazione in cui era attivo l’imputato.

Quattro di loro, secondo l’accusa, sono state filmate a Farra d’Isonzo, paese di 1.700 anime a cui pare di rivivere un incubo: da queste parti nessuno infatti ha dimenticato le vicende dei presunti maltrattamenti sugli anziani nel 2015 all’allora casa di riposo Contessa Beretta ( tutti assolti alla fine gli imputati) e in una scuola nel 2016 (in quel caso venne condannata un’insegnante ad 1 anno e 6 mesi con la condizionale).

E ancora una scuola ritorna suo malgrado sotto i riflettori delle cronache. È lì infatti, nell’ambito di un’attività pomeridiana extrascolastica curata dall’associazione culturale con sede fuori provincia (una delle tante realtà partner del Comune di Farra), che si è consumata secondo le ricostruzioni degli investigatori la maggior parte dei fatti contestati.

A segnalarli per prima, aprendo così uno squarcio sull’inquietante vicenda, è stata una bimba iscritta al centro estivo: è stata lei, nel giugno 2023, ad accorgersi della presenza insolita di un telefono cellulare posizionato nel bagno della scuola che ospitava le attività del centro.

Quel cellulare aveva la telecamera accesa in modalità “Rec”, e filmava chiunque entrasse a fare pipì. Resasi conto della stranezza la bambina, prima di uscire dalla toilette, aveva spostato il telefono, appoggiandolo su un ripiano. E una volta a casa aveva raccontato l’accaduto ai genitori.

Le indagini (svolte tramite perquisizioni, sequestro e visione di materiale informatico multimediale, riconoscimenti incrociati e l’interrogatorio dell’allora indagato) sono andate avanti come detto per mesi e hanno scoperchiato il vaso di Pandora.

Gli investigatori sono risaliti infatti anche ad episodi precedenti in cui, come si legge negli atti, il cellulare veniva collocato nel bagno della scuola poco prima dell’ingresso della minore. Con quella tecnica, quindi, l’operatore dell’associazione «con violenza consistita nell’agire di nascosto», avrebbe costretto le minori «ad essere riprese nelle parti intime mentre erano in bagno», il che ex lege significa «produzione di materiale pedopornografico».

Diverso invece il quinto caso, avvenuto durante un’attività pomeridiana in una scuola in provincia di Udine. In quell’occasione, secondo l’accusa, l’uomo «con violenza consistita nel prendere la minore di peso e posizionarla sul proprio cellulare appoggiato a terra, costringeva la minore ad essere ripresa sotto la gonna». Le indagini invece non avrebbero prodotto finora evidenze su un’eventuale cessione o pubblicazione del materiale filmato.

Il quarantenne è difeso dall’avvocato Guglielmo Bancheri del Foro di Gorizia. Il legale, alla vigilia dell’udienza preliminare, non ha voluto rilasciare dichiarazioni nel merito delle accuse. «Proporrò il ricorso del mio assistito ad un rito alternativo - le sue uniche parole -. Ho fondati motivi per ritenere che tutto possa concludersi già nell’udienza di domani (oggi, ndr)».

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