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La crisi negli Stati Uniti richiede l’intervento di un “Consiglio della Ragione”

Nelle ultime due settimane il mondo è stato colpito da una serie di choc politici provenienti dagli Stati Uniti. Appena due giorni dopo che la NATO ha concluso il vertice di Washington, impegnandosi nella politica di “guerra permanente”, Donald Trump è sfuggito per un soffio ad un attentato, che ha sollevato seri interrogativi su come sia stato possibile si verificasse. Poi, una settimana dopo, tra segni inequivocabili della sua incapacità di governare, un arrabbiato Joe Biden ha finalmente ritirato la propria candidatura tramite una lettera pubblicata sui social media (!), mentre Kamala Harris è improvvisamente emersa dall’oscurità per essere presentata come la salvatrice del Partito Democratico e del Paese (o, per lo meno, dei finanziatori miliardari del partito, che si sono affrettati a riempirne le casse).
Rimangono ancora interrogativi senza risposta: se Joe Biden non è adatto a candidarsi alla presidenza, come può rimanere in carica altri cinque mesi, con il dito sul pulsante nucleare? E chi ha diretto il governo fino ad ora?
L’ex ambasciatore statunitense Chas Freeman è un diplomatico di alto livello che ha riflettuto su tali interrogativi. In un’intervista trasmessa il 21 luglio dal Col. Douglas Macgregor, ha affrontato alcune questioni strategiche fondamentali riguardanti gli Stati Uniti e l’Occidente in generale. Freeman ha osservato che gli Stati Uniti hanno perso il dominio in ogni campo, tranne quello militare. La leadership del paese è ossessionata da un’ideologia democratica, ma il Paese sta diventando sempre più autoritario. Tuttavia, la perdita di democrazia non è dovuta all’ingerenza della Russia, della Cina o di qualche altra potenza, ma è una ferita autoinflitta. Invece di usare la diplomazia o il dialogo, Washington preferisce le sanzioni e l’ostracismo nei confronti degli altri Paesi. Queste politiche di sanzioni e intimidazione non fanno altro che creare risentimenti che dureranno per generazioni.
Un “club di potenze imperiali”, l’ex ambasciatore ha accusato, ha creato il cosiddetto “ordine basato sulle regole”, ma il club è libero di creare le regole o di modificarle, di esentarsene e di decidere quali Paesi saranno tenuti a seguirle. Questo non è lo “Stato di diritto”, ma lo “Stato per diritto”. Come esempio di uscita dalla crisi, Freeman ha citato il Trattato di Westfalia, che pose fine alla Guerra dei Trent’anni in Europa, basato sul rispetto reciproco di tutte le parti.
Questo è l’approccio che lo Schiller Institute e la sua presidente hanno ripetutamente invocato. In una discussione tenutasi il 22 luglio, Helga Zepp-LaRouche (foto) ha sottolineato che coloro che comprendono la necessità impellente di ristabilire un tale processo diplomatico nella tradizione della “Pace di Westfalia” si facciano avanti urgentemente per formare un “Consiglio della Ragione” allo scopo di riflettere sull’approccio necessario a lavorare verso la pace e lo sviluppo mondiale e per intervenire a livello internazionale per realizzarli.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’appello

Un appello per dare vita ad un Consiglio della Ragione

La seguente dichiarazione è stata scritta da Helga Zepp-LaRouche, fondatrice dello Schiller Institute e iniziatrice della Coalizione Internazionale per la Pace (IPC), il 23 luglio 2024. È stata resa disponibile per una distribuzione capillare da parte dell’IPC e dei suoi collaboratori in tutto il mondo.
A giudicare dalle conclusioni del recente vertice della NATO a Washington, che ha definito la Russia come la “minaccia più significativa e diretta”, la Cina come una “sfida sistemica per la sicurezza euro-atlantica” e, in generale, promuove una NATO globale, sembra che non ci sia più posto per la diplomazia e il dialogo come strumenti per risolvere i conflitti. Con le numerose escalation a cui assistiamo in tutto il mondo, dall’Ucraina all’Asia sud-occidentale o all’Indo-Pacifico, ognuna di queste ha il potenziale per sfociare in un conflitto nucleare globale nel giro di poco tempo.

Tutti i valori che un tempo venivano acclamati a gran voce, “democrazia”, “diritti umani”, “libertà di parola” e molti altri, sono stati erosi da due pesi e due misure, evidenti a tutto il mondo. In sintesi: La comunità mondiale attraversa una profonda crisi culturale e di civiltà, che deve essere affrontata.
Ci sono diverse iniziative di pace, da Papa Francesco, che ha offerto la sua mediazione nella guerra in Ucraina, al piano di pace cinese in collaborazione con il Brasile, all’iniziativa di diversi leader africani, al presidente turco Erdoğan, e altri ancora. Ma finché le principali istituzioni occidentali si attengono all’obiettivo di infliggere alla Russia una “sconfitta strategica”, così come prevede è ora la politica ufficiale dell’UE, la diplomazia e il dialogo sono banditi.
C’è il grave pericolo che il mondo possa dividersi in due blocchi separati, l’Occidente collettivo da una parte e le nazioni della Maggioranza Globale dall’altra. Se ciò accadesse, non solo potremmo assistere a una nuova edizione della guerra fredda, a un disgregamento economico, a tremende ricadute e persino a un crac, ma potremmo arrivare a una guerra nucleare globale che potrebbe porre fine a ogni forma di vita sulla Terra.

Sembra che i leader che occupano attualmente le posizioni di potere abbiano dimenticato le orribili esperienze dei loro genitori e nonni, che hanno sofferto per due guerre mondiali e che hanno imparato la dolorosa lezione che nessuno vince in una guerra mondiale. Il fatto che non ci sia più posto per la diplomazia e la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo dovrebbe far inorridire chiunque pensi a quali saranno gli effetti di una guerra nucleare globale.
L’ONU può aver bisogno di una riforma, ma è ancora l’unica sede disponibile per riunire tutte le nazioni. Quando le sue istituzioni vengono erose, prende il sopravvento la legge della giungla. Attualmente solo alcuni Paesi rispettano la Carta delle Nazioni Unite, mentre altri sostengono di essere i prescelti che dovrebbero presiedere a un ordine indefinito basato sulle regole, che tuttavia non è lo Stato di diritto, ma lo Stato imposto con una legge applicata arbitrariamente ovunque pare a loro.
In tutti i Paesi ci sono uomini e donne saggi, per lo più appartenenti alle generazioni più anziane, che vedono l’attuale crisi mondiale con grande preoccupazione e che potrebbero e devono apportare le loro conoscenze e competenze per consigliare e sviluppare opzioni per far uscire l’umanità da questa crisi e per imboccare una strada migliore verso un futuro sicuro.
Chiediamo quindi agli Statisti anziani, ai leader religiosi, agli ex diplomatici e funzionari eletti, ai militari in pensione e ad altri leader civili di tutte le nazioni di farsi avanti e di creare un Consiglio della Ragione per esplorare il potenziale di una nuova architettura internazionale di sicurezza e sviluppo, che possa tenere conto degli interessi di ogni singolo Paese del pianeta.

Esistono dei precedenti per questo tipo di approccio, di epoche e circostanze diverse, ma possono darci un suggerimento su cosa fare nella crisi attuale. Per citare solo alcuni esempi: Il Concilio di Firenze, che ha unificato la Chiesa cristiana, almeno per un breve periodo; la Pace di Westfalia, che ha posto fine alla Guerra dei Trent’anni e ha gettato le basi per l’istituzione del diritto internazionale; e la Commissione sudafricana per la Tregua e la Riconciliazione, che ha trovato il modo di superare le ferite dell’Apartheid.
Questi esempi dovrebbero fungere da ispirazione per proporre idee nuove e coraggiose per la creazione oggi di un Consiglio della Ragione, che riunisca tutte le riserve morali e intellettuali di cui l’umanità dispone in questo momento per allontanare il mondo dal baratro.

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