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Saviano comico: le Vele? Colpa della Meloni. Ma lui sul degrado di Gomorra fa business da 18 anni

Quando Scampia si ribellò all’ennesima fiction su Gomorra girata a Scampia, Roberto Saviano restò zitto. Anche allora immaginò una congiura della destra contro lui che voleva denunciare, raccontare… Oggi lo scrittore sostiene di aver urlato nel deserto e nel degrado, con la consueta faccia tosta. “La domanda non è come mai sia collassato un ballatoio […]

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Quando Scampia si ribellò all’ennesima fiction su Gomorra girata a Scampia, Roberto Saviano restò zitto. Anche allora immaginò una congiura della destra contro lui che voleva denunciare, raccontare… Oggi lo scrittore sostiene di aver urlato nel deserto e nel degrado, con la consueta faccia tosta. “La domanda non è come mai sia collassato un ballatoio della Vela Celeste, ma come mai sia accaduto solo ora . E come mai non venga giù tutto, visto lo stato di totale abbandono della struttura. E nel descrivere il dramma, come se servisse il gancio narrativo per raccontare una tragedia annunciata, si continua a citare Gomorra , senza capire che Gomorra ha provato a portare attenzione, un’attenzione che non avete voluto dare…”. La colpa dei crolli delle Vele di Scampia è della destra che governa, ovviamente, non dei sindaci di sinistra che dal dopoguerra stanno a Palazzo San Giacomo e di chi aveva progettato quegli orrori…

Saviano e la favola dell’eroe che voleva salvare Scampia e abbattere le Vele

Roberto Saviano non si smentisce mai. Appena accade qualcosa di bello, nelle zone raccontate da lui diciotto anni fa, nella prima edizione di “Gomorra”, che tanti soldi e popolarità gli hanno regalato, si affretta a dire che il merito è suo, per aver sollevato il velo dal degrado e dal crimine determinando la reazione e il riscatto. Ma appena a Scampia, per esempio, si torna a parlare di crimine o di morti, come per il crollo di una Vela, punta l’indice su chi non ha fatto nulla. In sintesi, lui oggi rinuncerebbe volentieri a vivere di Gomorra, ma è costretto a farlo perché nulla cambia. Lui fa, gli altri no. Caivano? E’ propaganda del governo Meloni. Il suo libro invece è impegno civile…

“E allora vi domando: dove siete stati in tutti questi anni?”, si chiede oggi dalle pagine del Corriere della Sera, in un lungo articolo nel quale ripete il solito ritornello: “Mi sono rovinato la vita per scrivere di Scampia, ricevendo solo insulti e sputi…”.

“E ora, a 45 anni, mi trovo qui, davanti al mio computer, che scrivo invaso dalla rabbia, dallo sgomento e dalla tristezza….”. I colpevoli? I politici, soprattutto quello che stanno adesso al governo. “Una terra che dalle politiche di questo governo, anche peggiore di tutti quelli che lo hanno preceduto, ha avuto il colpo di grazia. Ma di che parliamo! Il decreto Caivano ha trattato come fosse criminalità il disagio sociale, la marginalizzazione, la mancanza di infrastrutture, la povertà educativa oltre che economica. Il governo, con il decreto Caivano, a noi che apparteniamo a quella terra, ha detto una cosa semplice: siete tutti una grande Gomorra e la vostra rinascita, il vostro riscatto a noi non interessano…”.

Nessuno ha fatto nulla, solo lui con Gomorra… i soldi

Poi gli interrogativi, che non riguardano mai se stesso, che sugli orrori di Gomorra ha costruito successi e carriera, senza mai cambiare il canone narrativo. “Ma come ci rialziamo da questa tragedia? Come ci guardiamo allo specchio? I politici napoletani, campani e gli esimi ministri di questo governo con che faccia si presenteranno adesso? Una tragedia annunciata, prevedibile, nulla che fosse impossibile da immaginare…  La propaganda Scampia serve solo a fare propaganda, che i suoi abitanti abbiano successo e vogliano raccontarlo per dare speranza o che muoiano tra le macerie, sono accidenti che scardinano ogni strategia, che riportano verità nel dibattito. E la verità, si sa, non piace proprio a nessuno…”. Saviano sostiene di essere stato l’unico a muoversi, a denunciare: “Ho provato invece a guardare l’orrore, a dare luce, cari Roberto e Margherita, mi dispiace, avrei dovuto urlare più forte, avrei dovuto essere più forte, avrei dovuto assediare con sintassi, racconto e corpo ancora e ancora ma ho fallito anche io….”.

Un briciolo di autocritica, giusto un bruciolo.

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