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Soulé, Osimhen e gli altri: ecco chi blocca il mercato della Serie A



C’è chi doveva essere partito e, invece, non svuota l’armadietto. E chi non pensava di essere nella lista dei partenti e si oppone. Oppure chi aspetta l’offerta giusta, chi è impegnato nelle vacanze e chi la tira in lungo perché tra qualche mese potrebbe godere di una situazione contrattuale di estremo favore. Benvenuto nel piccolo esercito dei ‘piantagrane’ che bloccano le strategie di mercato dei propri club. Non sempre per colpa, a volte semplicemente perché di denari ne girano pochi e quei pochi vengono spesi preferibilmente negli ultimi dieci giorni agosto rendendo il resto dell’estate un lungo petting senza che si concretizzi nulla. Solo che per tante società, a loro volta a corto di contanti e con i bilanci sempre più scassati da sistemare, il fattore tempo diventa centrale soprattutto quando ci si avvicina al mese di agosto che è anche il mese dove c’è in calendario il debutto della nuova stagione.

Storie diverse legate da un unico filo. A Napoli, ad esempio, attendono con ansia che Victor Osimhen saluti tutti per andare altrove. Dove? Parigi la destinazione preferita dal nigeriano che sognava la Premier League e non vorrebbe nemmeno prendere in considerazione l’esilio dorato in Arabia Saudita. L’unica certezza è che deve partire e, possibilmente, farlo in fretta. Ha uno stipendio fuori misura per il Napoli (10,5 milioni netti), frutto di una trattativa dello scorso inverno grazie alla quale De Laurentiis gli ha allungato di un anno il contratto che scadeva nel 2025 prevedendo una clausola da 130 milioni di euro. Tutto fatto? Il problema è che Osimhen ha giocato una pessima stagione e a quei prezzi non lo vuole nessuno. Solo che l’ingaggio è incompatibile con il resto dello spogliatoio e Conte attende il fedele Romelu Lukaku il cui viaggio Londra-Napoli è pianificato solo una volta che Osimhen avrà detto addio. Il tempo passa, la pazienza di Conte si consuma…

Altro giro, altra storia. Matias Soulé è uno dei talenti che la Juventus di Cristiano Giuntoli ha deciso di sacrificare per fare cassa. I bianconeri vogliono non meno di 35 milioni di euro e sono finiti in mezzo all’asse tra il giocatore e la Roma. Accordo totale per lo stipendio, più difficile sulla valutazione del cartellino che per i giallorossi a lungo ferma non oltre i 28 milioni di euro. Nervi tesi, ultimatum veri o presunti prima di un'intesa al ribasso (ma non troppo) con inserimento della solita percentuale sulla futura rivendita. La stessa logica che comanda la trattativa per portare alla Juventus il centrocampista olandese dell’Atalanta Teun Koopmeiners: per i bergamaschi vale 60 milioni di euro, per Giuntoli una ventina in meno. Siccome a Bergamo sono abituati a dettare le condizioni nel mercato, ecco che l’ad Luca Percassi ha dovuto fare dichiarazione pubblica per spiegare che la cessione di Koopmeiners è possibile ma non scontata e chi deve capire avrà capito.

La Juventus avrebbe minacciato Soulé lasciando intendere che, in caso di mancato assenso al trasferimento presso il miglior offerente, la prospettiva è il passaggio nella squadra B. Stesso argomento utilizzato da Zlatan Ibrahmovic nei confronti di Origi e Ballo Touré, esuberi fuori dal progetto del Milan di Paulo Fonseca e che pesano non poco sul monte ingaggi. Del resto la posta in palio è milionaria e col passare delle settimane si va sempre meno per il sottile.

Altra storia. L’Inter campione d’Italia deve piazzare l’argentino Correa tornato dal prestito al Marsiglia e inviso a tutti, tifosi in prima fila. La complicazione è che, essendo a un anno dalla scadenza del contratto, non può essere prestato nuovamente ma va convinto o a rescindere o ad accettare un’offerta qualsiasi. Marotta e Ausilio avrebbero da gestire anche Marko Arnautovic, attaccante austriaco ufficialmente confermato ma che potrebbe essere sostituito in maniera più funzionale per Inzaghi. Se partisse, altrimenti non c’è alternativa a tenerlo sperando faccia meglio dell’anno scorso.

A proposito di ufficialità e “non detto”. Il ds della Juventus Giuntoli ha chiesto a tutti di non parlare o scrivere di calciatori fuori dalla rosa e dal progetto, ma la realtà è un’altra. Lui, ad esempio, ha un’intera squadra che deve abbandonare la Continassa: da Szczesny a Milik passando per Rugani, Miretti, McKennie, Kostic e soprattutto Federico Chiesa. L’azzurro a febbraio potrà firmare a zero con un altro club e fin qui ha rifiutato tutte le offerte provenienti dai bianconeri. Il sospetto che abbia deciso di attendere è forte, la certezza non c’è. L’unica è che a Torino hanno bisogno di capire in fretta quali sono le intenzioni perché non c’è nulla di peggio di un mercato fatto a metà per problemi di spazio, tempo e soldi. Il rischio che corrono in tanti, a volte per colpe proprie e altrettante perché si imbattono nei piantagrane dell’estate.

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