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Poche manutenzioni e auto in coda: il contenzioso che paralizza via Marziale a Trieste

Poche manutenzioni e auto in coda: il contenzioso che paralizza via Marziale a Trieste

foto da Quotidiani locali

TRIESTE In via Marziale regna l’anarchia. La stretta laterale di via Commerciale, poco al di sotto di Campo Cologna, è ormai da anni bersaglio di lamentele da parte dei residenti: ingolfata di automobili nelle giornate di scuola – lì sorge l’istituto “Castelletto” – e con l’asfalto visibilmente deteriorato. Ma nessuno si sente in dovere di rispondere a questi problemi, visto il contenzioso che da tempo si trascina per stabilirne l’esatta classificazione. È una strada privata? Una strada privata ad uso pubblico? E a chi spettano, di conseguenza, le manutenzioni?

Un caso non isolato

Via Marziale non è un caso isolato. Sono numerose le strade più o meno centrali di Trieste, fatta salva l’ovvia specificità di ognuna, che si trovano imbrigliate in questa impasse squisitamente giuridica. Ma qui le conseguenze si sono fatte sentire in modo maggiore che altrove.

Le proteste dei residenti

La situazione in via Marziale si è infatti cristallizzata. L’ultimo atto di protesta organizzata da parte della cittadinanza risale a marzo dello scorso anno e chiacchierando con chi cammina nei paraggi – cercando di evitare di essere investiti, vista l’assenza di un marciapiede – l’esasperazione sembra essersi definitivamente trasformata in scoramento. «Da anni – avevano scritto i residenti nelle più recenti lamentele – denunciamo il totale dissesto del manto stradale, con l’aggravante di una massicciata cedente».

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E in effetti il tratto iniziale della strada, all’incrocio con via Commerciale, appare ancora oggi sfigurato da piccole buche. Percorrendolo per qualche metro, si notano le sterpaglie ammassate sui bordi, segnalate da un apposito cartello di pericolo. Eppure lo stato malconcio dell’asfalto parrebbe quasi essere il male minore, stando ad ascoltare le rimostranze dei cittadini locali.

La vicinanza con la scuola

I problemi più sentiti sono legati alla vicinanza con la scuola. Nelle ore di apertura dei cancelli, di mattina e di pomeriggio, via Marziale si trasforma in una lunga scia di automobili in fila (per giunta in una carreggiata molto stretta a doppio senso di marcia). Veicoli che, va da sé, impediscono ai residenti di accedere alle loro abitazioni.

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C’è poi un altro tema, connesso stavolta al cancello esterno dell’istituto scolastico. Benché il contenzioso sulla proprietà della strada nel suo complesso risulti ancora aperto, il tratto che rientra nel perimetro esterno del “Castelletto” è impercorribile al di fuori dell’orario scolastico. Il cancello viene chiuso e via Marziale diventa a tutti gli effetti una strada senza uscita. Stesso discorso vale per l’altro accesso al comprensorio scolastico, situato in via Ovidio.

La risposta della politica

In attesa che il diritto faccia il suo corso, la politica ha provato in anni recenti ad attivarsi per rimediare alla stasi. «Nella diatriba con i privati, la circoscrizione – commenta l’attuale presidente Gianluca Parisi – è dalla parte dei cittadini. Dobbiamo tutelarli».

Ancora due anni fa era stato avviato un tavolo tecnico per fare chiarezza sul caso. E Michele Babuder, ora assessore alle Politiche del territorio, aveva proposto l’attivazione di un pedibus, così da sgravare il flusso di automobili che percorrono via Marziale. Dopo aver lasciato i bambini nei pressi di Campo Cologna, il progetto prevedeva la creazione di un percorso ad hoc che avrebbe condotto gli studenti, attraverso un itinerario di sicura proprietà comunale, fino alla scuola.

L’ipotesi pedibus

Il pedibus, in ogni caso, è ancora fermo allo stadio di ipotesi. Il “Castelletto” si è detto favorevole alla sua attivazione. Ma in questo caso andrebbe sondata preliminarmente l’opinione dei genitori, siccome sono loro, poi, a condurre o meno i figli a scuola in macchina. Il pedibus rappresenterebbe così un primo tentativo di soluzione, per quanto temporanea e non dirimente. Almeno fintantoché via Marziale continuerà a essere terra di nessuno.

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