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Il destino della riapertura del caso Yara nelle mani del giudice di Venezia

Il destino della riapertura del caso Yara nelle mani del giudice di Venezia

foto da Quotidiani locali

L’eventuale revisione del processo per l’uccisione di Yara Gambirasio, la ginnasta bergamasca di 13 anni scomparsa a novembre 2010 e ritrovata assassinata tre mesi dopo, per la quale è stato condannato in via definitiva all’ergastolo il muratore Massimo Bossetti, passa dagli uffici del giudice per le indagini preliminari di Venezia.

Un caso di cronaca nera che ha scosso l’Italia e che di recente torna a far parlare di sé grazie alla docu-serie su Netflix “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio”: cinque puntate nelle quali si insinua il dubbio nelle certezze processuali acquisite.

L’ipotesi revisione processuale

Perché si ipotizza ora una revisione del processo? I fulcri sono due. La pubblico ministero della Procura di Bergamo Letizia Ruggeri, che coordinò le indagini portando alla condanna all’ergastolo in primo grado di Bossetti (poi confermata fino in Cassazione nel 2018), e la conservazione dei reperti usati in fase processuale.

La catena del freddo

Secondo i difensori di Bossetti, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, ci sarebbe stata una frode, con depistaggio nelle indagini da parte della pm, dovuta alla non corretta conservazione dei 54 campioni con tracce di Dna di Bossetti e della vittima.

Residui organici rimasti crio-conservati in una cella frigorifera dell'istituto San Raffaele fino a novembre 2019, che solo un anno dopo il passaggio in giudicato della sentenza di ergastolo sarebbero stati confiscati e inviati all'ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Bergamo, custoditi in scatoloni a temperatura ambiente. Interrompendo quindi la catena del freddo.

Nel maggio sorso i difensori, ottenuto il via libera della Cassazione, avevano potuto visionare le 54 provette, scoprendo l'esistenza di altre 23 con "diluizioni” di quello stesso Dna. Pur ritenendo alterate quelle tracce biologiche, i legali di Bossetti vorrebbero poterle analizzare «per avere la certezza matematica» che è così.

La richiesta di archiviazione

Il gip di Venezia Alberto Scaramuzza deve ora pronunciarsi sulla richiesta della Procura, a cui si è opposta la difesa di Massimo Bossetti, di archiviare la posizione della pm Ruggeri, denunciata dai difensori del killer proprio per depistaggio.

Perché il gip di Venezia? Perché è quello del capoluogo lagunare il Tribunale competente per il giudizio di magistrati che esercitano in Lombardia.

Un eventuale pronunciamento favorevole a Bossetti da parte del gip, ovvero il rigetto dell'archiviazione per la pm, potrebbe far riprendere quota all'azione della difesa per una nuova istanza, in questo caso davanti al giudice dell'esecuzione, finalizzata all'analisi dei reperti residui. Un passaggio prodromico, e forse l'ultimo appiglio, per una ipotetica revisione del processo.

Dopo oltre cinque ore di udienza, mercoledì 24 luglio il gip veneziano si è riservato la decisione sulla posizione della pm Ruggeri. Scioglierà la riserva nei prossimi giorni, depositando il provvedimento.

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