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Medici no vax radiati, ma ancora al lavoro. Colpa della burocrazia

Medici no vax radiati, ma ancora al lavoro. Colpa della burocrazia

foto da Quotidiani locali

C’è il dottor Ennio Caggiano, che su Facebook aveva paragonato la campagna vaccinale contro il Covid al campo di sterminio di Auschwitz, tappezzando le pareti del suo ambulatorio di Camponogara (Venezia) proprio di fotografie del lager nazista.

Radiato dall’Ordine di Venezia, ha fatto in tempo ad andare in pensione, ma intanto continua a esercitare, come libero professionista, in attesa della decisione dell’organo di disciplina romano, al quale si è appellato.

C’è la dottoressa Barbara Balanzoni, anche lei assurta ai disonori delle cronache in piena pandemia, per le sue posizioni «di completo e totale rigetto di tutta la gestione pandemica, dalla campagna vaccinale all’utilizzo del green pass» come si legge nel provvedimento dell’Ordine. Radiata, ma pure lei continua a lavorare, come libera professionista: anestesista. Nell’attesa che il “tribunale dell’appello” si pronunci.

Sono i due casi veneti più eclatanti della galassia di sanzioni disciplinari comminate dagli Ordini dei medici regionali, ma pendenti davanti alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, sorta di corte d’appello per i provvedimenti disciplinari assunti dagli ordini regionali.

«Ed è una vergogna, perché ci sono medici giudicati e condannati anche per situazioni gravissime, che continuano a esercitare la professione, a discapito dei pazienti» denuncia Maurizio Scassola, segretario regionale della Fimmg, il primo sindacato dei medici di famiglia.

«Chiaramente, il nostro auspicio è che queste situazioni vadano risolte al più presto, dando priorità ai casi legati alle sanzioni più gravi» aggiunge Giovanni Leoni, presidente regionale dell’Ordine dei medici.

Ma all’orizzonte non sembra esserci alcuna accelerazione e sulle scrivanie del Cceps continuano ad accumularsi le pratiche. Un esempio eclatante è il provvedimento di radiazione nei confronti di Guido Russo, il dentista biellese che si presentò alla vaccinazione contro il Covid con un braccio in silicone. Ancora esercita.

«Comminata la sanzione, il medico ha 30 giorni per impugnarla. A quel punto, il provvedimento viene sospeso, in attesa del responso definitivo da Roma» ricostruisce Leoni. C’è pure un terzo grado: la Corte di Cassazione. Ma, dopo il responso dei “giudici dell’appello” il provvedimento è efficace, in attesa del responso definitivo.

Intanto, però, in giro per l’Italia ci sono svariate decine di medici che continuano a esercitare, nonostante i rispettivi Ordini professionali ne avessero disposto la radiazione.

Se ne è tornato a parlare di recente, visto il nuovo caso che ha coinvolto Ennio Caggiano, indagato dalla Procura di Venezia per il reato di epidemia. Le indagini erano scattate dopo una segnalazione dell’Usl 3, che aveva messo in fila una decina di casi epatite C, con un denominatore comune: tutti i pazienti, che si erano rivolti all’ospedale di Dolo (Venezia), si erano sottoposti a una procedura ambulatoriale di autotrasfusione. Ed erano tutti seguiti dal dottor Caggiano.

Il procedimento è ancora in una fase di indagini preliminari e il medico, tramite il suo avvocato Alessio Morosin, ripete di avere sempre seguito scrupolosamente le procedure sanitarie in maniera corretta. Ma certo fa riflettere la sua posizione: radiato, ma ancora in esercizio.

«Tutta questa situazione è uno scandalo» denuncia Scassola, «La commissione è indietro di due-tre anni, i pazienti rischiano di subire danni gravissimi e così viene mortificato anche il lavoro degli Ordini professionali».

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