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Con la sedia a rotelle può fare il bagno solo all’area maschile del Pedocin: «Il mare è di tutti, rendiamolo accessibile»

TRIESTE. «È incredibile e deludente che a Trieste, città di mare, ci sia solo uno stabilimento balneare adatto a persone con disabilità. E pensare che essendo una città di anziani sarà sempre più forte il bisogno di offrire strutture accessibili». Inizia così lo sfogo di Alessandra Tommasini, triestina, tetraplegica, costretta su una sedia a rotelle dopo un incidente, anni fa, quando fu investita da un’auto.

Una denuncia lanciata attraverso i social e condivisa da decine di persone nei giorni scorsi. «L’accesso al mare, una risorsa di tutti e importantissima per la nostra salute, viene riservato solo a chi è sano. L’unico stabilimento – aggiunge – che può accogliere persone come me è il Pedocin, perché c’è un’adeguata discesa a mare e perché poi c’è la possibilità di effettuare una doccia calda. Per i tetraplegici - spiega - fare la doccia fredda può produrre contrazioni al corpo».

«A Barcola, ad esempio, con le alghe, la rampa è scivolosa. Certo, ci sono degli stabilimenti che hanno qualche supporto per disabili, ma sono privati, costano di più e sono comunque fuori dal centro. Magari ci sono anche persone con difficoltà motorie che non possono permettersi l’ingresso, mentre negli spazi pubblici a mare mancano strutture idonee. Credo – sottolinea Alessandra Tommasini – che su questo fronte si potrebbe fare molto di più. Anche perché comunque al Pedocin – ricorda – io posso andare solamente nel settore riservato agli uomini dove c’è la discesa. Se voglio godermi una giornata al mare con mia figlia o le amiche non posso farlo, perché loro devono andare nella spiaggia femminile».

Pur trovandosi bene al bagno Lanterna, Tommasini rileva anche un’ulteriore criticità, sempre più rilevante nel periodo estivo. «Il problema gravissimo – dice – è che ci sono solo cinque parcheggi riservati ai disabili».

Una mattina, qualche giorno fa, racconta che «solo dalla parte maschile erano presenti più di dieci persone con disabilità evidente, senza contare quelle che saranno state presenti e che non ho potuto notare. Non so quante poi fossero presenti nell’area femminile. Molte volte – spiega – abbiamo dovuto parcheggiare la vettura lontano dallo stabilimento, perché tutti i posti disponibili, sia quelli per disabili, sia gli stalli a a pagamento, erano occupati. E, con parecchie difficoltà, abbiamo raggiunto l’ingresso. Basterebbe riservare almeno altri cinque stalli disabili all’interno dell’area a pagamento e vicino all’entrata dello stabilimento, evidenziandoli con la solita segnaletica».

La donna sollecita anche «una maggiore sorveglianza, perché è capitato che un’autovettura si sia sistemata in un punto in cui i veicoli dovrebbero entrare e uscire dal parcheggio, bloccando in questo modo il varco».

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