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Fotovoltaico alle ex cave di Marcon. Il Tar dice sì, il Comune no

Fotovoltaico alle ex cave di Marcon. Il Tar dice sì, il Comune no

foto da Quotidiani locali

Nuovo fotovoltaico nell’area delle cave di Praello: dopo il no del Comune di Marcon, i privati ricorrono con successo al Tar del Veneto. I giudici del tribunale amministrativo regionale hanno accolto le richieste dei proponenti annullando le determine con cui l’amministrazione di Marcon, guidata da Matteo Romanello, nei mesi scorsi aveva cassato il progetto.

Nell’ambito dell’istruttoria si erano espressi con parere negativo anche l’autorità di Bacino Alpi Orientali e la Città Metropolitana di Venezia. Ancora una volta, in forza della normativa nazionale, i giudici hanno però dovuto prendere atto del ruolo strategico degli impianti per la produzione di energia rinnovabile, soprattutto per contesti (come è quello in oggetto) di ex cave o fasce autostradali.

Il progetto infatti riguarda un’area di 77 mila metri quadrati in via della Ferrovia in località Praello. I terreni, che lambiscono i binari della linea Venezia - Trieste e si trovano a nord dell’area di 52 ettari occupata dalle cave, utilizzate partire dagli anni 60 per l’estrazione di argilla, oggi trasformate in stagni, acquitrini e laghetti, nel frattempo rinaturalizzati.

A presentare l’istanza originale, nel febbraio 2022, era stata la società proprietaria dei terreni, la Magica srl, dell’imprenditore jesolano Corrado De Faveri Tron. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico a terra di potenza nominale di 4992 kilowatt picco.

Nel marzo del 2023 il responsabile del procedimento (una Procedura abilitativa semplificata) ha comunicato ai privati un preavviso di rigetto, considerando la proposta non conforme alla pianificazione del comune. Al termine di varie interlocuzioni e integrazioni progettuali, si è arrivati a fine 2023 al no definitivo.

A gennaio di quest’anno la Magica srl ha depositato un proprio ricorso chiedendo l'annullamento di questi provvedimenti. Nelle scorse settimane (sentenza del 20 giugno pubblicata la settimana scorsa) i giudici hanno accolto le loro ragioni, legate in particolare all’entrata in vigore del decreto 199/2021 che definisce le aree idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con modalità semplificata.

Il sindaco di Marcon, Matteo Romanello, non è intenzionato ad opporsi al Consiglio di Stato: «Prendo atto di questa sentenza», commenta «I privati possono ora presentare una nuova istanza. Continuo a ritenere che proposte come questa rischino di snaturare l’aspetto paesaggistico del nostro territorio. Per la transizione energetica la migliore soluzione sarebbe quella di intervenire sulle importanti zone industriali del territorio, installando prima il fotovoltaico sui capannoni, e poi sui terreni, per quanto compromessi».

Il primo cittadino segnala su questo fronte lo scarso potere negoziale dell’amministrazione: «Rinnoveremo le nostre richieste di adeguate opere compensative, come fasce alberate, e cercheremo di ottenere da questo progetto il maggior beneficio possibile in favore della comunità».

Si apre ora una fase due, dove il nuovo fotovoltaico potrebbe trovare la strada spianata. Tra i pareri contrari erano emersi anche quello della Città Metropolitana legato all’interferenza dell’elettrodotto (necessario per collegare l’impianto ad una cabina primaria) con la strada provinciale 40 («faremo inserire nelle prescrizioni il ripristino del manto stradale» sottolinea Romanello) e dell’autorità di Bacino che aveva espresso una non conformità rispetto ai contenuti del Piano di gestione del rischio alluvioni.

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