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Coniugi morti in un incidente in Bulgaria: l’addio a Erica e Claudio sulle note dei canti alpini

PREMARIACCO. Insieme fino alla fine, uniti nell’ultimo viaggio come lo sono stati, sempre, nei loro 22 anni di matrimonio.

Davanti all’altare della chiesa di Orsaria, dove nel giugno del 2002 erano diventati marito e moglie, Claudio Tomat ed Erica Cantarutti sorridono dalle foto apposte sulle bare ricoperte di fiori chiari. Su quella di lui campeggia anche il cappello alpino, a richiamare un altro legame, una delle tante pagine di un’esistenza stroncata nel fiore degli anni: ed è proprio la delicatezza struggente dei più bei canti delle penne nere ad accompagnare la cerimonia dell’estremo saluto, straziante, perché al dolore per due giovani vite spezzate si unisce il senso di smarrimento e di impotenza di fronte al dramma precipitato sui loro figli adolescenti, una ragazza e un ragazzo cui è caduta addosso una prova troppo grande, troppo dura.

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Il pensiero di tutti è per loro, in una chiesa che a dispetto delle dimensioni importanti non riesce a contenere nemmeno la metà delle persone che hanno voluto partecipare ai funerali, per attestare ai parenti delle vittime la propria profonda, sincera vicinanza.

Nelle parole di un’allieva della Polisportiva la sintesi perfetta di quello che ogni abitante di Premariacco e di Cividale, in questi giorni tristissimi, pensa e cerca di testimoniare: «Attorno a voi – ha detto, rivolta ai figli di Claudio ed Erica, al termine del rito, in chiusura di una lunga serie di interventi di commiato – c’è un’intera comunità. Non siete soli, non lo sarete. Siamo qui per voi: da oggi siamo anche noi la vostra famiglia».

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Il forte affetto, la stima, l’apprezzamento da cui i due sposi erano circondati sono emersi, nettissimi, da tutti gli altri ricordi risuonati nel luogo di culto: «Ogni loro giornata – ha sussurrato la nipote – iniziava e finiva con un bacio ed era accompagnata dal sorriso. Sono sempre stati presenti nei momenti importanti delle nostre vite. Per me resteranno gli zii seri e responsabili, illuminati da un pizzico di follia che li rendeva unici. Con i figli hanno visitato posti meravigliosi: voglio pensarli, ora, sempre in vacanza. Da lassù vedranno tutti i luoghi che avrebbero voluto e dovuto scoprire. Da oggi – ha concluso – ogni Abarth mi evocherà lo zio, ogni fiore la zia».

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Commosse le parole della cugina Stefania («Avete fatto tante belle cose, sempre sottovoce, con discrezione, senza clamore», ha concluso, dopo aver dipinto i tratti di due persone speciali), cariche di riconoscenza e ammirazione quelle dei colleghi di Claudio, che alla Danieli rivestiva un ruolo dirigenziale: «Capace, disponibile, pronto al confronto. Con lui, animato da uno spirito positivo e sempre in grado di trovare una soluzione, era un piacere lavorare». E le doti dei genitori si rispecchiano nei figli: «In voi – è stato sottolineato in un ulteriore contributo – vivono umiltà, caparbietà, lucidità, piacere della scoperta e delle relazioni».

Dal parroco don Nicola Degano, che ha celebrato il rito insieme a numerosi altri sacerdoti, l’esortazione a raccogliere l’esempio e a onorare l’importante eredità lasciata dalla coppia, «due cuori generosi – ha commentato – che hanno saputo fare della propria vita un dono».

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