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Il campo minato per ottenere l’equo compenso dalle piattaforme

Il provvedimento di Agcom è relativo a un singolo caso. Un editore, prima deve fare una serie di passi per poi procedere all'istanza

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Il recente provvedimento di Agcom che ha determinato l’equo compenso che Microsoft – in quanto proprietaria del browser (fornitore di servizio) Bing – dovrà versare nelle casse del Gruppo Gedi non è figlio di un’iniziativa presa dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Ogni singolo editore che vuole richiedere (e ottenere) il pagamento basato sull’utilizzo – attraverso la condivisione – dei contenuti a carattere giornalistico deve seguire un iter che passa solo in seconda battuta attraverso l’intervento della suddetta Autorità. L’istanza per la determinazione dell’equo compenso, dunque, è solo l’ultimo passaggio.

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Nei mesi scorsi, come previsto dal Regolamento, Agcom ha messo a disposizione un modulo online da compilare e inviare per avviare l’iter di valutazione e determinazione da parte dell’Autorità stessa. In questa istanza (disponibile online), si richiedono – oltre ai dati relativi al richiedente e alla società – anche i riferimenti relativi alla controparte. Dunque, occorre fornire i dettagli dell’editore (o del gruppo editoriale) e quelli dell’azienda tecnologica a cui si vuole richiedere l’accesso alla determinazione di quel pagamento. Con tanto di descrizione sintetica della richiesta.

Istanza equo compenso, cosa deve fare un editore

Questo documento da compilare, però, è solo l’ultimo passaggio. Infatti, per poter procedere con l’invio ad Agcom della richiesta di determinazione dell’equo compenso, occorre rispettare dei passaggi obbligatori che dovranno essere certificati proprio all’interno della stessa richiesta da inoltrare all’Autorità.

Istanza equo compenso

Dunque, si può procedere con l’invio solamente dopo aver tentato di raggiungere un accordo sull’equo compenso con le aziende fornitrici di servizio. Ogni singolo editore, di fatto, deve tentare – in autonomia – di contattare e contrattare con realtà come Google, Microsoft e Meta (solo per citare le tre più grandi) per raggiungere un accordo basato sulla direttiva UE sul Copyright e sul decreto legislativo con cui è stata recepita in Italia. Solo qualora questo tentativo di contatto/contratto dovesse non portare frutti, si potrà chiedere l’intervento dell’Agcom per la determinazione.

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