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Infermieri, il San Matteo toglie l’esclusiva. «Potranno lavorare per altre strutture»

Infermieri, il San Matteo toglie l’esclusiva. 

«Potranno lavorare per altre strutture»

foto da Quotidiani locali

PAVIA. Arrotondare lo stipendio da infermiere lavorando ancora, oltre i turni (spesso pesanti) nei reparti del San Matteo: da adesso e fino al 31 dicembre 2025 si può, perché un regolamento approvato in consiglio di amministrazione policlinico consente agli operatori sanitari di svolgere altre attività fuori dall’ospedale a precise condizioni, eliminando il vincolo di esclusività: una possibilità preclusa finora. Altri ospedali della provincia – come quelli gestiti da Asst – hanno varato già da alcuni mesi disposizioni analoghe, seguendo le indicazioni contenute in una legge nazionale varata nel 2023 che contiene diverse misure che riguardano le professioni sanitarie.

Stop all’esclusività

Il regolamento del policlinico è rivolto a infermieri e personale ostetrico, tecnici della riabilitazione e altri professionisti sanitari del comparto assunti a tempo determinato e indeterminato dal San Matteo (esclusi i contratti part time): sono circa 1.500 i dipendenti che potranno fare richiesta per lavorare anche presso altre strutture o privati cittadini che hanno bisogno delle competenze di un infermiere: nonostante le molte attività aggiuntive già attivate dagli ospedali (come i turni incentivati per l’abbattimento delle liste d’attesa) gli operatori sanitari italiani sono tra i meno pagati in Europa, e per questo il governo si è mosso per “rompere” i vincoli di esclusività professionale. Diversi ospedali si sono attrezzati con regolamenti appositi, il policlinico San Matteo è uno di questi.

Tra le altre cose, il regolamento appena pubblicato consente di svolgere «attività libero professionali in altre strutture pubbliche, anche del sistema sanitario nazionale», di intrattenere «rapporti di lavoro autonomo instaurati con strutture private, anche accreditate», permette le «attività libero professionali a favore di singoli utenti». L’attiva extra-ospedale è sottoposta ad autorizzazione rilasciata secondo specifici criteri: tra questi, vanno rispettate le normative in merito all’orario di lavoro e più in generale non ci deve essere interferenza con le attività ordinarie già svolte all’interno del San Matteo, che in ogni caso rimangono prioritarie: «il policlinico verificherà che l’attività da autorizzare sia compatibile con l’orario di servizio e l’orario di lavoro del dipendente e più in generale con le esigenze organizzative aziendali, sia ordinarie che straordinarie, e non sia quindi, tra l’altro, di ostacolo alla programmazione ed all’effettuazione dei turni di lavoro e a quelli di pronta disponibilità» spiega il regolamento del San Matteo, che peraltro vieta attività in possibile conflitto di interessi con quelle già svolte presso l’ospedale dai suoi dipendenti. Il lavoro extra, inoltre, «non deve arrecare pregiudizio all’obiettivo aziendale relativo allo smaltimento delle liste di attesa».

Da capire quanti saranno i dipendenti intenzionati a sacrificare parte del loro riposo per lavorare in libera professione, visto che i turni nei reparti sono spesso pesanti anche per via delle carenze di personale, come più volte raccontato da questo giornale. «C’è da comprendere quanto tempo resta ai dipendenti a margine dei turni massacranti che già fanno in reparto» afferma Patrizia Sturini del sindacato Fp Cgil. «Infermieri e operatori sanitari vanno pagati di più a parità di ore lavorate, non aprire alla libera professione per lavorare ancora sacrificando il riposo. Regione sta mettendo sul piatto fondi per abbattere le liste d’attesa: se ci sono soldi per quello ci sono anche per rivedere i contratti degli infermieri e gli altri operatori sanitari».

Il decreto energia

L’apertura alla libera professione per i dipendenti del comparto degli ospedali pubblici è un provvedimento che è stato inserito dal governo nel cosiddetto decreto Bollette di marzo del 2023, che tra le altre cose contiene alcune norme in materia di salute e sanità. Tra queste, la rottura del vincolo di esclusività per le professioni sanitarie, provvedimento valido fino al 31 dicembre 2025. Una misura che è stata a lungo attesa dall’ordine nazionale degli infermieri e da diversi sindacati di categoria come Nursing up, che tuttavia ha criticato la scelta di limitare il provvedimento a due anni soltanto.

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