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Monrupino, Casa Malala in abbandono:  sporco, docce fuori uso e 5 gabinetti per 95 ospiti

Monrupino, Casa Malala in abbandono:  sporco, docce fuori uso e 5 gabinetti per 95 ospiti

foto da Quotidiani locali

MONRUPINO. Pareti impegnate di muffa e sporcizia. Pavimenti putridi, impastati di fango. Tre docce, peraltro fuori uso, e solo cinque gabinetti per le necessità di un centinaio di ragazzi migranti, con il risultato che tutti i lavandini della struttura, quelli non già rotti e sigillati da scotch, hanno finito per otturarsi, con tutta quell’acqua marrone e malsana che ora stagna a favore del caldo.

È servita un’interrogazione depositata dai parlamentari Riccardo Maggi (Più Europa) e Matteo Orfini (Pd) al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nei giorni scorsi per mostrare la trascuratezza in cui abitano i 95 richiedenti asilo ospiti di Casa Malala, il Centro di accoglienza straordinaria (Cas) vicino al valico di Fernetti.

Un’ex caserma della Guardia di finanza intitolata all’attivista pakistana Malala Yousafzai, per anni modello di accoglienza sotto la gestione dal Consorzio italiano di solidarietà (Ics) prima e dalla Caritas poi. E che adesso versa in condizioni «a dir poco disumane», sintetizzano i due parlamentari, che alle immagini diffuse – una sporcizia ai limiti dell’insalubre – chiedono risposte su «quali siano le ragioni che hanno impedito alla Prefettura di Trieste di intervenire in maniera tempestiva rispetto a una situazione che è andata aggravandosi di anno in anno», concludono Magi e Orfini.

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Ma chi si occupa di accoglienza quella situazione la conosceva e la denunciava da tempo. Inaugurata nel 2016, Casa Malala è stata «esempio di prima accoglienza che può funzionare, caratterizzata da rapidi turn over e trasferimenti dei richiedenti asilo», raccontano gli operatori. Gestito per anni da Ics, nel luglio 2021 il Cas è passato in capo alla Caritas. Ma da allora, in assenza di interventi di manutenzione – più volte richiesti dalle associazioni – la struttura è scivolata in condizioni disastrose, consumata da anni di utilizzo costante e intenso da parte dei migranti che non hanno mai smesso di arrivare.

«È uno scandalo», denuncia il presidente di Ics Gianfranco Schiavone, indicando nella struttura un «livello di abbandono che la rende ormai inagibile», di certo inadatto a garantire dignità e sicurezza ai suoi ospiti. In tutto 95 migranti per soli cinque bagni: numeri che avrebbero chiesto «costanti lavori di manutenzione e una conduzione quotidiana, in particolare per gli impianti idrici e fognari», questi «in capo alla Prefettura», precisa Schiavone. «Ma nulla è stato fatto».

La Prefettura, da canto suo, fa sapere che «già da tempo sono state avviate le procedure di legge per gli interventi di manutenzione e ripristino che porteranno a una più funzionale capacità di accoglienza da parte del centro». La Caritas si limita a commentare che non gestisce più Casa Malala e che non ha partecipato alla nuova gara, la quale – informa Ics – sarebbe stata vinta dalla coop Nova Facility, in passato già coinvolta nella gestione del centro di Lampedusa e del “Mattei” di Bologna.

Assegnazione impugnata dinnanzi al Tar dallo stesso Ics, da cui si teme che «la qualità dell’accoglienza a Casa Malala, già critica, possa ulteriormente crollare» dato che il bando sarebbe stato vinto con un ribasso sulla base d’asta del 18%. Ad esempio, comunica l’Ics, tra le voci indicate da Nova Facility ci sarebbe la previsione di fornire colazione, pranzo e cena preparati sul posto a soli sei euro

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