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Microsoft deve pagare gli articoli dei giornali italiani su Bing. L’Agcom presenta il conto ai colossi del web

Arriva la svolta nel rapporto tra editori e piattaforme digitali. Circa 300mila dollari per il 2022 e circa 400mila per il 2023, per un totale di 780mila dollari. Sono i numeri dell’equo compenso che, secondo l’Agcom, Microsoft deve dare al gruppo editoriale Gedi per l’uso online delle pubblicazioni di carattere giornalistico sul motore di ricerca Bing.

Si tratta del primo provvedimento di questo tipo adottato dall’Autorità, in applicazione del regolamento di cui si è dotata a gennaio 2023. E’ “il primo provvedimento che coinvolge un prestatore di servizi della società dell’informazione (Microsoft) diverso dalle imprese di media monitoring e rassegne stampa”, spiega la nota.

Un conto da 780mila dollari da pagare da Microsoft al gruppo Gedi

L’equo compenso dovuto agli editori, come stabilito dal regolamento Agcom di inizio anno, è stato deciso dall’Agcom applicando vari criteri come, solo per fare un esempio, i ricavi pubblicitari registrati dal prestatore derivanti dall’utilizzo online delle pubblicazioni di carattere giornalistico dell’editore, al netto dei ricavi dell’editore attribuibili al traffico di reindirizzamento generato sul proprio sito web dalle pubblicazioni di carattere giornalistico utilizzate online dal prestatore.

Il regolamento Agcom sull’equo compenso recepisce la direttiva Copyright europea. Si stabilisce che agli editori di pubblicazioni di carattere giornalistico debba essere riconosciuto un equo compenso per lo sfruttamento dei loro contenuti. Peraltro, ad aprile il Consiglio di Stato, con una decisione che ha rappresentato una vittoria per Agcom e Fieg nella disputa legale con Meta-Facebook, ha ribaltato la decisione del Tar che aveva sospeso il regolamento Agcom sull’equo compenso.

“Tutto questo si tramuta in un sostegno reale all’editoria”

“Grande soddisfazione per la prima decisione dell’Agcom sull’equo compenso che Microsoft deve riconoscere a Gedi per l’utilizzo dei contenuti giornalistici on line”. Così Giuseppe Moles, già sottosegretario all’Editoria che ha disciplinato la materia durante il governo Draghi e attualmente amministratore delegato di Acquirente unico.

“A Palazzo Chigi abbiamo lavorato molto e a lungo sulla direttiva copyright con l’intento di riequilibrare il sistema – ha ricordato – e far sì che i prodotti giornalistici fossero remunerati adeguatamente, secondo criteri stabiliti dall’Agcom. Siamo andati così a creare un giusto equilibrio senza voler penalizzare nessuno, convinti però del fatto che il lavoro giornalistico andasse tutelato e giustamente remunerato dai giganti del web. Tutto ciò, come in questo caso, si traduce in un sostegno reale all’editoria, che vive una crisi che si protrae ormai da anni. Una boccata di ossigeno che, auspichiamo, potrà sostenere un settore indispensabile”.

Quali sono i parametri dell’equo compenso

Il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, a Primaonline ha commentato la delibera Agcom come “una grande giornata per il diritto di informazione in Italia”. Entusiasmo che forse non è tanto dovuto al caso in questione – Bing, il motore di ricerca di Microsoft – ma a ciò che questo tipo di delibera potrebbe significare per l’editoria se e quando metterà nel mirino piattaforme come Google e Facebook il cui impatto in termini numerici e di traffico è significativamente maggiore.

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