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Cittadella, a febbraio l’aneurisma cerebrale: barista muore a 55 anni

Cittadella, a febbraio l’aneurisma cerebrale: barista muore a 55 anni

Aveva 55 anni e per quasi tre lustri aveva gestito un bar in centro a Cittadella. La malattia lo aveva debilitato

Un uomo dai molteplici interessi, alla guida di uno dei bar simbolo del centro di Cittadella per quasi tre lustri, amante di Vasco e dello sport, dei funghi e dell’amicizia.

Erano in tanti a voler bene a Francesco Zen: è mancato giovedì mattina, all’ospedale di Cittadella, a 55 anni. Da mesi lottava tra gli alti e bassi che gli erano imposti da un aneurisma cerebrale di cui era stato vittima a febbraio di quest’anno. «Ma lui capiva tutto, ha capito tutto fino alla fine», ricorda la famiglia.

Francesco lascia papà Enzo, le sorelle Emanuela e Michela, i cognati Michele e Vasco e il nipote Alan. Era nato all’ombra delle mura e a queste terre è rimasto sempre fedele, viveva in via Rometta e ha sempre coltivato la passione per lo sport.

Prima di tutto il calcio: «Ha giocato nel Facca», ricorda la sorella. E poi c’era la passione per il ciclismo: «Era il presidente del Prosecching Team». Un nome, un programma che legava la voglia di pedalare con una sana tendenza alla goliardia e ai brindisi in compagnia.

«E poi Francesco amava la montagna e andare a funghi: attorno a questi interessi aveva costruito tanti legami, ci raccontava di amici da Ferrara, Brescia e Chioggia, si divertivano a promuovere feste e raduni, lui era un esperto vero, conosceva anche i nomi latini dei funghi». La rete si chiama Mondo Porcino e alla notizia della scomparsa ha espresso il suo cordoglio.

«Francesco aveva studiato al Girardi, ma prima di diplomarsi in ragioneria si era già costruito la sua indipendenza facendo il panettiere. Quindi aveva fatto l’impiegato alla Cecar e alla Road» raccontano ancora i familiari.

Alla fine degli anni’90 una scelta di vita che incontrava il carattere del giovane Francesco, il suo slancio verso le relazioni e la socialità: «Ha gestito il bar Cetra in centro fra il 1998 e il 2010. Era un lavoro faticoso, non aveva orari, ma era a contatto con le persone».

Ci sarebbero poi state le esperienze professionali a Bassano e Cartigliano, ma il gusto di stare dietro il bancone a dialogare con i commensali non è mai venuto meno: «Con gli amici andava spesso al laghetto Rigoni di Musiera, c’è una baita, dava una mano a Rachele in osteria. Gli piaceva tantissimo» proseguono.

Fino al dramma: «Il 19 febbraio si era recato al lavoro, stava bene, non c’era stata alcuna avvisaglia. È stato vittima di un aneurisma cerebrale. È stato ricoverato a Bassano e poi in rianimazione a Vicenza».

Un intervento, poi un altro, la ricaduta: «È rimasto un altro mese in coma. La parte destra del corpo era paralizzata, ma lui capiva tutto, comunicava con i gesti, giocava a Tetris». C’è poi stato il trasferimento all’unità Semintensiva dell’ospedale di Cittadella, avrebbe dovuto cominciare la riabilitazione a Camposampiero.

«Ma la situazione è precipitata, era molto fragile. Eppure ci riconosceva, noi e pure le foto dei funghi». Tifava Milan, amava Vasco, amava vivere. Sull’epigrafe c’è una frase significativa: «Sarai l’angolo invisibile che incontreremo sulle nostre strade». Il funerale sarà celebrato domani alle 16 in Duomo a Cittadella, dove stasera alle 19.30 verrà recitato il rosario. —

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