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La casa-museo racconta la vita contadina di fine 800

Brosso

A Brosso, quell’edificio di via Giovanni Battista Trono poco lontano dall’imbocco della strada che sale al monte Cavallaria, è conosciuto come “Cà ‘d Martolo”, dove Martolo è il nome storicamente dato in paese alla famiglia che lo abitò. La stessa casa, poi passata di proprietà, ospita ora un museo della civiltà contadina con concessioni alla storia mineraria del posto. L’utilizzo dell’immobile era stato affidato in comodato d’uso gratuito fino al 2020 al Gruppo per la ricerca storico scientifica sulle miniere, formato dal presidente Bruno Pastore, che si avvale della collaborazione di Caterina Gaido e Sergio Marten Canavesio, oltre che di altri appassionati provenienti da fuori valle. Da allora, l’associazione corrisponde al proprietario regolare canone annuo d’affitto. L’arredo dei locali è stato realizzato grazie alla generosità delle famiglie del paese che poi hanno donato vestiti, reperti storici, documenti e oggettistica varia per la ricostruzione di quelli che erano gli ambienti di un casa tipo di fine ‘800, abitata da una famiglia di contadini-minatori. Al piano terreno, quelle che ai tempi erano stalle per il ricovero del bestiame ospitano ora un raccolta di campioni di minerali del posto insieme con una carrellata di immagini fotografiche e antichi attrezzi di lavoro.

È poi stato ricostruito a grandezza naturale un tratto di galleria di una miniera. Al piano superiore la cucina, il locale più importante e frequentato di una casa contadina, arricchito di oggetti ciascuno dei quali aveva una proprio funzione nella vita domestica della famiglia. Per i visitatori più giovani una piacevole scoperta. Per quelli attempati un salto indietro nel tempo all’insegna del “come eravamo”. Una curiosità, su tutte: un calendario dell’anno 1907 appeso a una parete e sul quale il contadino annotava in chiara calligrafia la data della fecondazione, ovviamente naturale, di ciascuna delle proprie mucche. Ciò per avere un riferimento su quella che, nei mesi a seguire, sarebbe stata la produzione di latte assicurata dalle bovine, visto che nelle settimane che precedevano la presunta data del parto le bovine andavano “in asciutta”. Al 2° piano due camere con letti e mobili antichi. Un altro locale ospita la cosiddetta “Graa”, un essiccatoio per le castagne. Una struttura, questa, che molte famiglie possedevano in proprio, salvo condividerla con altri nuclei famigliari del paese che ne fossero sprovviste. La casa museo brossese, insieme ad altre analoghe realtà presenti in valle, sarà presto inserita in un percorso museale a cura delle Soms di Brosso a Drusacco (Valchiusa) e della Dementiae friendly comunity valchiusellese. Negli ultimi anni è stata visitata da scolaresche provenienti da vari centri della provincia (prenotazioni al numero 349.3420412).

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