Wärtsilä apre una nuova epoca: oggi la firma, a Trieste arriva Msc
TRIESTE Oggi, 29 luglio, è il giorno della svolta per la vertenza Wärtsilä, aperta da due anni. Alle 16 a Palazzo Piacentini, sede a Roma del ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), verrà firmato l’Accordo di programma per la riconversione dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra. Lo rileverà Msc, per costruire 1.500 carri ferroviari l’anno, assorbendo tutti i 261 lavoratori in esubero da Wärtsilä.
D’altro canto, la multinazionale finlandese si impegnerà a garantire i livelli occupazionali delle altre sue sedi in Italia – che danno lavoro complessivamente a 200 persone – e di quella di Trieste, dove manterrà il service e un centro di ricerca e sviluppo, in cui continueranno a essere impiegati 600 lavoratori.
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I firmatari
Tra i firmatari ci saranno le due multinazionali, Wärtsilä e Msc, e tutti i soggetti istituzionali coinvolti: la Regione, i Comuni di Trieste e di San Dorligo della Valle, l’Autorità portuale, Confindustria Alto Adriatico, il Mimit, il ministero del Lavoro e il ministero dei Trasporti. Saranno presenti anche i sindacati, che però non sono tra i firmatari. Un’intesa sindacale, preliminare all’incontro di oggi, era stata siglata l’11 luglio scorso dopo che i lavoratori pochi giorni prima si erano espressi con un plebiscito a favore della firma. Il pacchetto prevede due anni di Cigs anticipata da Msc addizionata di 210 euro ogni mese, e una liquidazione da parte di Wärtsilä a ciascun lavoratore di 17.400 euro. I primi prototipi di carri prodotti a Trieste sono attesi dall’estate 2025.
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Due anni di crisi
La firma rappresenterà il punto d’arrivo di una crisi che si era aperta il 14 luglio 2022, giorno dell’annuncio a sorpresa da parte della multinazionale finlandese che a Bagnoli della Rosandra produceva grandi motori per le navi: la produzione sarà trasferita in Finlandia e il sito produttivo triestino chiuso, i 451 lavoratori in esubero. Il tutto nero su bianco in una lettera, senza riunioni preliminari con i sindacati. La motivazione? Un calo produttivo. Fu una doccia fredda. L’azienda pochi mesi prima aveva infatti annunciato un piano di investimenti e di rilancio proprio del sito produttivo e mai prima aveva dato segnali di difficoltà.
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La lunga battaglia
Da là inizia una lunga battaglia, sindacale e legale, a cui segue un balletto di cifre e di rumors riguardo a possibili altre realtà interessate. Circolano i nomi di Mitsubishi, Rheinmetall, Christof, Imr Industries e H2energy e Ansaldo Energia. Poi a sorpresa, il 12 febbraio 2024, il patron di Msc Gianluigi Aponte annuncia la svolta: promette di assorbire tutti i lavoratori e investire oltre 100 milioni per fabbricare carri ferroviari. Un altro colpo di scena che segna un cambio di passo nella crisi. Ma dall’annuncio di Aponte in un’intervista al Secolo XIX fino al primo tavolo a Roma con Msc il 20 marzo passa più di un mese di incertezza e trepidazione.
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La città al fianco dei lavoratori
La città si è schierata al fianco dei lavoratori a ogni passaggio. Storico il corteo del 3 settembre 2022, quando 15 mila persone scesero in piazza.
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Tutte le forze politiche e le istituzioni del territorio si schierarono con i lavoratori, Confindustria compresa, sebbene rappresenti la parte datoriale. Il passaggio chiave successivo avvenne il 28 settembre 2022, quando il Tribunale del lavoro di Trieste condannò la multinazionale finlandese per condotta antisindacale, azzerando la procedura messa in atto per far scattare gli esuberi. Poi lunghi mesi di attesa per i lavoratori, tra ammortizzatori e incognite sul futuro. Dopo un lungo stallo, con la scesa in campo di Ansaldo Energia con un progetto di produzione di elettrolizzatori si accese un lumicino, ma le assunzioni previste ridotte. Alla fine ecco la svolta con Msc. —
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