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La piattaforma per la raccolta firme digitali (per i referendum) conviene a tutti

Da DPCM a DPCM, ora ci siamo. Sono passati quasi due anni dal primo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (quello guidato da Mario Draghi) e adesso, finalmente, i comitati promotori e i cittadini potranno utilizzare una piattaforma interamente online per permettere ai primi di promuovere iniziative referendarie e ai secondi di scegliere quali sostenere. Un enorme passo per la digitalizzazione nel nostro Paese e per la democrazia digitale che, nonostante i ritardi, è diventata realtà nelle scorse ore. Infatti, dopo la prima messa online – senza mai diventare effettivamente attiva – è possibile ora accedere (basta lo SPID e la CIE) alla piattaforma per la raccolta delle firme digitali online per i referendum.

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Non serviranno più i banchetti nelle piazze o agli angoli della strada. Questo consentirà a molte più persone di partecipare attivamente alle iniziative referendarie che già hanno riempito le pagine delle piattaforma. Come detto, infatti, basterà accedere al portale utilizzando lo SPID o la CIE e scegliere quale iniziativa sostenere con la propria firma. Una svolta notevole in termini di digitalizzazione e democrazia partecipativa. Basti pensare che nel giro di poche ore, sono molti i referendum comparsi – proposti dai comitati promotori – e moltissime le adesioni. In particolare, quello sull’Autonomia differenziata.

Una breve cronistoria

Il percorso della piattaforma è stato lungo e travagliato. Tutto nacque, dopo moltissime richieste ed eventi di piazza, con un DPCM firmato nel settembre del 2022 dall’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, a cui fece seguito il decreto attuativo siglato da Vittorio Colao (all’epoca Ministro della Transizione Digitale e dell’Innovazione) che dava l’incarico a Sogei di mettere in piedi la piattaforma “Referendum e iniziative popolari”.

Era l’ottobre di due anni fa e poi tutto sembrava essersi fermato. Il portale è stato messo online, ma non funzionante. Ci sono stati molti rinvii, celati da “fase di test”, con il governo Meloni che ha fatto un po’ di melina nel corso di questo lasso di tempo. L’attuale Ministro della Giustizia Carlo Nordio, nel maggio dello scorso anno aveva detto che la piattaforma non sarebbe entrata in funzione prima di 12 mesi. Ne sono passati un po’ di più. Nel frattempo, l’associazione Luca Coscioni, Eumans e altri erano scesi in piazza per chiedere al governo risposte. Poi, nel maggio scorso, Giornalettismo ha raccontato di come la piattaforma non fosse neanche più raggiungibile online, fino alle scorse ore quando il DPCM firmato da Giorgia Meloni ha dato il via alle danze.

Piattaforma firme digitali referendum, addio ai privati

Ed eccoci a oggi, a sottolineare all’importanza per i comitati promotori e per i cittadini di avere a disposizione una piattaforma firme digitali referendum. Un portale pubblico che, dunque, non obbliga i promotori di iniziative referendarie a rivolgersi ad aziende private per tirare su siti (con il dubbio e l’ipotesi, concreta, che le raccolte firme in digitale potessero essere respinte e non ritenute valide, come storia recente insegna). Inoltre, la natura pubblica consente un risparmio anche per i cittadini che prima, in molti casi, si trovavano di fronte al “dilemma” di spendere o meno 1 euro per apporre la propria firma. Proprio a causa delle aziende private che sviluppavano queste piattaforme. Un enorme passo in avanti per la democrazia partecipativa.

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