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Edna O’Brien è morta, Edna O’Brien è viva. Nella sua trilogia, e non solo.

La scrittrice irlandese Edna O’Brien è morta a Londra. Con il romanzo d’esordio Ragazze di campagna (1960), poi con La ragazza dagli occhi verdi (1962) e Ragazze nella felicità coniugale (1963) scrisse con libertà di quello che andava taciuto, se eri una giovane donna, in un Paese cattolico e maschilista, e parlavi (anche) di sesso con verità. Quale tracotanza, immaginiamo oggi, per la censura irlandese, le pagine di questa Edna, che avrebbe dovuto essere solo casa e chiesa, e non alzare la testa. E invece, quando la donna giusta impugna la penna, tremate.

I lettori coevi premiarono la verità che trovavano nei suoi libri, rara ai tempi, Philip Roth la definì “la donna più dotata che oggi scrive narrativa in inglese”, e ancora oggi le pagine di questa scrittrice appaiono fresche e non ingiallite dal tempo.

Grazie alla sua carica eversiva, questa scrittrice ha attraversato gli ultimi 60 anni con lucidità e grande talento, affinando sempre più il suo stile, diretto e trasparente, e allo stesso tempo evocativo. Oltre ai romanzi (non tutto è stato tradotto in Italia), la O’Brien pubblicò saggi su Byron, TS Eliot, Joyce, una piéce su Virginia Woolf che conquistò Londra nel 1981, e l’autobiografia Country Girl.

Nel corso degli anni Edna conquistò tutti i premi tranne il Nobel, e venne perdonata infine dal governo irlandese che, con appena una sessantina d’anni di ritardo, dichiarò Ragazze di campagna libro dell’anno.

Ma Edna O’Brien rimane anche per l’ultimo romanzo, il suo 19°, Ragazza (Einaudi), sulle ragazzine nigeriane rapite dai jihadisti di Boko Haram che, a 88 anni, le fece raggiungere l’Africa.

«Ho dovuto dimenticare tutto quello che ho imparato in sessant’anni di scrittura e ricominciare da zero», spiegò. Un capolavoro che però nel mondo anglosassone non fu ricevuto con onori adeguati perché O’Brien, scrivendo con la voce della ragazza, peccò di «appropriazione culturale», invisa al mondo progressista e accademico d’oltremanica e oltreoceano.

Se vogliamo mettere da parte il genere per inclusività, diciamo che gli artisti sono antenne del cambiamento, non hanno paura a trasmetterlo, e sono dunque preziosi e pericolosi allo stesso tempo (leggi alla voce: Murgia Michela, solo per rimanere in Italia).

La scrittrice disse «Quando uscirò di scena, voglio farlo da persona che ha detto la verità». A 93 anni, Edna, c’è riuscita in pieno.

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