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Eppur non si muove: il governo continua a non tutelare startup e incubatori

Nel ddl Concorrenza ci sono delle nuove regole che dovranno disciplinare il settore delle startup, ma che non fanno fare un passo in avanti all'innovazione italiana

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Non ci sono soltanto i dehors nel ddl Concorrenza, ma il nuovo provvedimento del governo – che è già intervenuto su una precedente bozza – riguarda anche uno dei settori più strategici e nevralgici per un Paese moderno: quello dell’innovazione e delle start-up. E lo fa – secondo gli osservatori e gli esperti di settore – in una maniera che, paradossalmente, non fa fare passi avanti a tutte quelle giovani imprese che cercano di dare una spinta diversa alle economie tradizionali. Tant’è che c’è chi ritiene che, a questo punto, sia più conveniente per i giovani imprenditori italiani andare a costituire un’attività in un Paese straniero, come la Francia che da questo punto di vista sembra essere avanti anni luce rispetto a noi.

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Ddl Concorrenza e start-up: quali sono le innovazioni che sono state adottate

Nella precedente bozza del ddl Concorrenza, secondo quanto trapelato dalle stanze istituzionali, c’era l’intenzione di introdurre una misura – eccessivamente limitativa – per la costituzione di una start-up: quest’ultima, stando al precedente documento, si sarebbe potuta aprire soltanto con un capitale sociale da 20mila euro. Il che avrebbe rappresentato probabilmente un ostacolo insormontabile per tanti giovani imprenditori desiderosi di cimentarsi con il mercato dell’innovazione che, inizialmente, fa fatica ad attrarre capitali, ma che poi – una volta avviata l’idea – potrebbe offrire delle soluzioni di grande impatto economico.

Questa formula, adesso, è stata rivista: le regole per costituire le start-up restano le stesse, ma la cifra di 20mila euro – come vedremo in un altro punto del nostro monografico – resta una soglia significativa per le nuove imprese di carattere innovativo. Delle modifiche sono state fatte anche rispetto alla permanenza nell’apposito registro delle start-up innovative per quei progetti che vengono eseguiti nei settori strategici: si passa dai 60 mesi attuali agli 84, con un beneficio – questa volta – per un sottoinsieme di start-up innovative, appunto.

Agevolazioni – anche queste oggetto di un altro punto del nostro monografico – ci saranno anche per gli incubatori certificati presenti nell’apposito registro. Il ministro del made in Italy, Adolfo Urso, ha insistito perché questo ddl Concorrenza potesse rappresentare per i giovani una significativa occasione: «La promozione di un contesto normativo stabile e attrattivo per le start up è essenziale per trattenere i talenti locali e attrarne di nuovi – ha avuto modo di ricordare -, contrastando il fenomeno della “fuga dei cervelli” e contribuendo alla crescita sostenibile del Paese». Ma non è tutto oro quello che luccica e, spesso, queste parole rischiano di restare soltanto nel quaderno delle buone intenzioni e non in un disegno di legge.

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