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Cosa cambia per gli incubatori d’impresa con il ddl Concorrenza?

Di fatto, ci sono solamente alcune piccole modifiche relative ai cosiddetti "certificati"

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Se poco o nulla si è mosso per quel che riguarda le startup innovative, le associazioni di settore sono rimaste molto deluse per l’altrettanto poco o nulla inserito dal governo all’interno del testo (approvato in Consiglio dei Ministri) del ddl Concorrenza per quel che riguarda gli incubatori certificati. Anche in questo caso, infatti, non ci sono grandi stravolgimenti rispetto alla normativa originale (lo Startup Act del 2012, rivisto in modo non sostanziale negli anni successivi) e l’unica novità – dal punto di vista delle agevolazioni fiscali – riguardano solamente quelle organizzazioni che hanno ottenuto la “certificazione” e che, dunque, rispettano dei requisiti datati – ormai – oltre 12 anni fa.

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Come spiegato nella nota sintetica dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il ddl Concorrenza – oltre ai pochi aspetti ritoccati per quel che riguarda il concetto di “startup innovativa” – non va a modificare l’impianto originario della legge del 2012. Dunque, nonostante le richieste delle associazioni che rappresentano il settore dell’innovazione in Italia, non sono stati modificati i requisiti – per esempio – per ottenere la certificazione e un accesso diretto degli incubatori alle agevolazioni. Nonostante il mondo sia sempre più digitale, per esempio, un incubatore deve necessariamente mettere a disposizione uno spazio fisico per poter fare istanza per la certificazione.

Ddl Concorrenza Incubatori certificati, cosa cambia

Dunque, se per le startup si è mosso poco o nulla, anche per gli incubatori il paradigma resta pressoché immutato. Ingabbiato in una struttura legislativa vecchia e desueta che non tiene conto dell’evoluzione dell’ecosistema, del mercato e della concorrenza internazionale nel “fare impresa”. Il Mimit, annunciando l’approvazione in Consiglio dei Ministri del ddl Concorrenza (che potrebbe essere modificato in Parlamento nel corso del dibattimento sul provvedimento, a meno che non si proceda nuovamente con il “voto di fiducia”), ha spiegato:

«Ampliate le ipotesi in cui gli incubatori certificati possono essere riconosciuti e iscritti nell’apposito registro, estendendo agli stessi i benefici delle deduzioni fiscali del 30% dall’Ires di cui oggi beneficiano altri soggetti economici che investono in Startup». 

Certamente il riconoscimento di una deduzione fiscale può dare ossigeno. Ma da un governo che ripete continuamente l’importanza del “Made in Italy” (tanto da dare la denominazione a un Ministero con questa locuzione anglosassone) e del fare impresa in Italia, ci si attendevano misure molto più rivoluzionare e al passo con i tempi.

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