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Plateatici in città,  commercianti contro la Soprintendenza: «Solo qui ci sono restrizioni»

È ancora guerra tra commercianti e Soprintendenza. Proprietari e gestori di locali, bar e ristoranti delle piazze e del centro storico vorrebbero avere maggiore libertà per posizionare tavolini e sedie all’aperto, ma da via Aquileia continuano ad arrivare vincoli e restrizioni.

Nonostante da Roma ci siano proroghe ai decreti applicati durante la pandemia, che escludeva i permessi per piazzare i plateatici rendendo più liberi gli spazi, la situazione non si smuove. Al contrario di molte altre città d’arte, che stanno quindi continuando a lasciare autonomia ai locali, a Padova quei decreti vengono applicati diversamente dalla Soprintendenza.

Da tre anni si annuncia un nuovo provvedimento utile a inquadrare le zone di pregio da tutelare, sostituito però costantemente dalla dilazione del precedente. In sostanza: la legge prevede ancora la stessa libertà concessa nel periodo Covid.

L’interpretazione del soprintendente

L’interpretazione del soprintendente Vincenzo Tiné però è diversa: fino a quando non c’è una legge che regolarizza le aree, tutte possono essere considerate di pregio.

Ma questo non va giù ad alcuni baristi, che hanno già presentato ricorso al Tar: «In settimana il consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge su concorrenza e mercato» spiega Federica Luni, presidentessa di Appe «che include anche la delega al governo ad adottare, entro la fine del 2025, un decreto legislativo sulla concessione di spazi e aree pubbliche di interesse culturale o paesaggistico alle imprese di pubblico esercizio, per l’installazione dei dehors. A Padova però stiamo vivendo tutta un’altra storia».

Il riferimento è alla necessità, per gli esercenti del centro storico, di ottenere l’autorizzazione della Soprintendenza, con l’obbligo di presentare una serie di elaborati grafici e documentazione tecnica, che in molte altre città italiane non vengono richieste: «Per poter mettere due tavolini sotto un portico vengono richiesti planimetrie con coni ottici, rendering, mappa catastale, foto degli arredi comprensiva di descrizione tecnica degli stessi» continua Luni «si parla di spese per centinaia, se non migliaia di euro, per poi magari vedersi bocciare l’istanza. Il parere della Soprintendenza sarebbe obbligatorio solo nelle zone del centro storico che saranno individuate da un apposito decreto, che ad oggi non si è ancora visto». E c’è già chi ha presentato ricorso: «Contro il parere negativo della Soprintendenza un paio di baristi lo hanno fatto» conferma Luni.

L’assessore al commercio

«Speriamo si arrivi a fare chiarezza sulla normativa dei plateatici che è diventata sempre più complessa» commenta l’assessore al commercio, Antonio Bressa «ci sono dubbi interpretativi che stanno portando ad applicazioni a volte difformi tra le diverse Soprintendenze. In attesa che il legislatore o la giurisprudenza diano maggiore stabilità alla materia e facilitino anche il nostro lavoro, abbiamo deciso di semplificare il più possibile per quanto di nostra competenza con concessioni di ben 5 anni e la possibilità di rinnovare senza ripresentare tutta la documentazione che va condivisa con gli enti interessati». —

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