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Anche quest'anno l'Italia brucia. Profitto e crimine alimentano gli incendi



Dalla Sardegna alla Sicilia, passando per la Campania, la Calabria e il Lazio fino in Abruzzo e Basilicata, l’Italia brucia. Nelle ultime 24 ore, il Centro Operativo Aereo Unificato (Coau) ha ricevuto 18 richieste di intervento aereo di queste, 6 provenivano dal Lazio, 4 dalla Campania, 3 dalla Sardegna, 2 dalla Sicilia, e rispettivamente una da Abruzzo, Calabria e Basilicata.

La Sicilia e la Sardegna, in particolare, sono state devastate da ben 21 incendi in queste ore che hanno imperversato senza sosta, bruciando vaste aree di terreno. I roghi nelle campagne di Nuoro e di Isili, hanno trasformato in cenere 800 ettari di superficie verde.

Il Lazio, una delle regioni più colpite, ha visto il numero di incendi schizzare alle stelle. Dal 15 giugno al 25 luglio, si sono registrati ben 3.473 incendi, un dato che colloca il Lazio al terzo posto nella tragica classifica delle regioni più colpite, superato solo dalla Puglia con 5.201 incendi e dalla Sicilia con 4.901.

Profitto e crimine alimentano il fuoco

L’Italia, con le sue temperature elevate e la siccità estiva, è naturalmente esposta agli incendi, ma per il 98% dei casi i roghi sono di origine dolosa. Gli incendi dolosi, infatti, rappresentano la maggioranza e sono spesso legati a proteste, risentimenti e, soprattutto, alla ricerca di profitto. Non è raro che dietro agli incendi vi siano interessi economici perché i roghi attivano un complesso sistema di soccorsi e interventi che può generare guadagni economici per alcune persone o organizzazioni coinvolte. In altri casi invece si appicca il fuoco per bloccare i fondi europei destinati alle aree verdi, per espandere aree coltivabili, per favorire speculazioni edilizie, o per bruciare rifiuti in discariche illegali. Su questi ultimi è particolarmente attiva la criminalità organizzata che sfrutta questi incendi per trarne vantaggio economico e perseguire i propri interessi illeciti. Gli incendi dolosi sono anche spesso utilizzati dalle mafie per controllare il territorio e svolgere attività illecite. I reati di danneggiamento seguito da incendio sono considerati "reati spia" che indicano una presenza mafiosa.

I numeri

Secondo un'analisi Istat, la quota di incendi dolosi è aumentata nel corso degli anni. Tra il 2006 e il 2016, le persone denunciate per incendi boschivi di natura dolosa sono passate dal 60,4% al 72,2%. Nel 2021, sono state denunciate 514 persone per incendi boschivi, un numero in crescita rispetto agli anni precedenti. Le pene per questi reati variano da 3 a 10 anni di reclusione, a seconda della gravità e della natura dell’incendio, ma sembra che ciò non sia sufficiente a scoraggiare i piromani.

Oltre ai dati relativi alle denunce, le forze dell’ordine raccolgono informazioni sui reati registrati. Quelli più recenti sono stati elaborati da Legambiente che nel suo rapporto annuale relativo agli eco-reati ne ha rilevati nel 2022, oltre 5mila di questo tipo.

Prima tra le regioni la Calabria, con (611) reati, seguono Sicilia (544), Lazio (479), Toscana (441) e Lombardia (415). A livello provinciale i dati più elevati si registrano a Cosenza (372) e a Salerno (221). Proprio in Calabria, la regione più colpita, nella settimana appena trascorsa sono stati identificati 34 incendiari grazie all'attività antincendio dei droni attivati dalla Regione Calabria. Lo ha reso noto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, con un post su Facebook, commentandolo con la frase “è ora di finirla”.

Le regioni a corto di mezzi aerei

La situazione è ulteriormente aggravata, come ogni anno, dalla carenza di mezzi aerei antincendio nelle flotte regionali e, nonostante l'intervento della flotta nazionale, le fiamme sembrano spesso avere il sopravvento. Questa insufficienza di mezzi compromette gravemente la capacità di risposta e di controllo degli incendi, aumentando i rischi per le popolazioni locali, i danni ambientali e, come abbiamo visto, a volte provocando anche vittime.

La mancanza di adeguati mezzi aerei inoltre limita la rapidità e l'efficacia delle operazioni di spegnimento, lasciando vaste aree vulnerabili all'avanzata del fuoco. Questo problema è reso ancora più critico dalle difficoltà logistiche e dalla complessità del territorio italiano, caratterizzato da ampie zone boschive e aree montuose difficili da raggiungere via terra.

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