Velox, da aprile altre mille multe notificate: la sentenza non ferma Treviso
Mentre la Procura di Cosenza ha disposto il sequestro di decine di rilevatori autovelox in tutta Italia per irregolarità, mentre i Comuni dell’hinterland trevigiano tengono spenti i loro rilevatori di velocità per evitare ricorsi che metterebbero in crisi i bilanci, il Comune di Treviso tira dritto.
Nonostante sia suo l’autovelox che in primavera ha aperto un caso diventato nazionale a seguito della sentenza con cui la Cassazione ha annullato la multa contestando il fatto che il sistema fosse «approvato non omologato», la polizia locale non ha mai spento le proprie “fototrappole” per corridori. Anzi. Da aprile ad oggi ha notificato circa mille nuove sanzioni per eccesso di velocità rilevate dagli autovelox in tangenziale.
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Avanti tutta
Ad aprile la Cassazione ha rigettando la sanzione comminata dal Comune di Treviso a un automobilista più battagliero e preparato di altri dando ragione al ricorso che contestava il fatto che il sistema non fosse omologato.
Si è scoperchiato così, dal capoluogo, un vaso di Pandora che ha messo in crisi tutta Italia visto che gli autovelox «approvati ma non omologati» sono praticamente tutti.
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Questo perché il Ministero delle Infrastrutture, cui spetterebbe dettare le regole per l’omologazione, ha sempre saltato il passaggio tecnico considerando i due termini come equipollenti. L’equiparazione è stata messa nero su bianco anche in una circolare ufficiale, che la Cassazione però non ha riconosciuto come determinante non avendo (le circolari) potere normativo.
Di qui lo stop ai sistemi di rilevazione elettronica fissi di tantissime città in primis, volendo stare a casa nostra, nei comuni della cintura urbana che hanno spento i propri velox per evitare ricorsi che avrebbero fatto saltare le casse. Treviso, come detto, non l’ha fatto. Dopo meno di ventiquattr’ore dalla pubblicazione della sentenza ha fatto capire che avrebbe «sospeso l’invio delle sanzioni in attesa di chiarimenti, ma non avrebbe spento i sistemi».
Le consulenze tecniche
Che è successo? Anziché attendere che fosse il Ministero delle Infrastrutture a sanare il vulnus dei velox decretando l’equiparazione tra i due termini (approvato-omologato), cosa che per altro non ha ancora fatto a distanza di mesi, Treviso si è messa a studiare.
«Abbiamo fatto molti confronti tecnici con luminari del diritto, tecnici di settore, professionisti» spiega il comandante della polizia Locale Andrea Gallo, «abbiamo impiegato settimane per fare i dovuti approfondimenti, al termine di questi abbiamo avuto la sostanziale conferma che il nostro operato era giusto, che i nostri sistemi potevano continuare a lavorare senza timore, e noi a notificare le sanzioni. Quindi. ..».
Solo 1% di ricorsi
Quindi mille multe staccate e notificate negli ultimi tre mesi, che dette così sembrano tantissime ma sono di fatto una decina al giorno di media. Contano più gli incassi, potenziali, che per il Comune di Treviso valgono milioni ogni anno (seppur in flessione dal post-covid a oggi).
Si continuano a stangare gli automobilisti con il piede pesante, e si continua ad alimentare la cassa dei velox i cui proventi, va poi ricordato, vanno alla sicurezza stradale. «E su mille sanzioni che abbiamo notificato ad oggi abbiamo avuto solo una decina di ricorsi tra Tar e giudice di pace» sottolinea ancora il comandante della polizia locale, «appena l’1%».
Segno che no c’è stata la temuta valanga che ci si aspettava dopo la sentenza della Cassazione. L’intenzione? «Proseguiremo così». E non è detto che l’esempio del capoluogo indica anche altre amministrazioni a rompere gli indugi e riaccendere i propri sistemi. —