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Esplode il caso Khelif: Cio nella bufera. FdI insorge. Abodi: “Violati sicurezza ed equità”

Il Cio ha ammesso alle Olimpiadi di Parigi atleti che risultano avere cromosomi xy, dunque maschili, nella boxe femminile. La notizia, circolata ieri quasi in sordina, si è trasformata in un caso esplosivo. Con il centrodestra a puntare l’indice contro la disparità dei contendenti e l’ideologia woke e il ministro dello Sport, Andrea Abodi, che denuncia la violazione dei principi dello sport. Il tutto alla vigilia del match che vede l’azzurra Angela Carini incrociare i guantoni con l’algerina Imane Khelif, che dai mondiali della disciplina era stata esclusa dopo i “gender test”. Lo stesso caso riguarda anche la taiwanese Lin Yu-ting, che combatterà venerdì nella categoria pesi piuma femminili. Il presidente della International Boxing Association, che supervisiona i mondiali, Umar Kremlev, spiegò che Khelif e Yu-ting “avevano cromosomi XY e per questo erano state estromesse dagli eventi sportivi così da garantire integrità e equità della competizione”. E che si tratti di atlete trans o di intersex, come sarebbero secondo Gaynet, resta il tema dell’idoneità o meno di persone con cromosomi maschili, dunque uomini per la scienza, a combattere con le donne.

Abodi: distinguere la pratica sportiva dall’agonismo

Abodi ha sottolineato la necessità di allineare “i parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi”. Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport – ha spiegato – si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così”. “Dobbiamo distinguere la pratica sportiva dall’agonismo, che deve poter consentire di competere ad armi pari, in piena sicurezza”, ha aggiunto Abodi, sottolineando che “non a caso tante discipline sportive hanno posto dei vincoli per le atlete e atleti transgender necessari per poter permettere di gareggiare alle stesse condizioni. In questo caso assistiamo a un’interpretazione del concetto di inclusività che non tiene conto di fattori primari e irrinunciabili”.

Trans sul ring nella boxe femminile e scoppia il caso

Tra i primi a saltare sulla sedia, dopo la notizia destinata a diventare una bufera, c’è stato Fabio Rampelli, ex azzurro di nuoto. “Fermo restando il rispetto per tutti gli orientamenti sessuali, disconoscere le differenze biologiche tra un uomo e una donna è privo di qualsiasi fondamento scientifico. Basta guardare la massa muscolare di un fisico maschile e quella femminile per rendersene conto. Far combattere sul ring due sportivi di sesso diverso è un attentato alla sicurezza delle donne”. Si dice ‘preoccupato’ e aggiunge: “La stessa ideologia che vede il patriarcato in ogni gesto o frase, talvolta del tutto normali, ci porta oggi a dover accettare che un uomo biologico picchi una donna in mondovisione perché, nella ‘gerarchia woke’ il trans batte la donna”.

Rampelli: è un attentato alla sicurezza delle donne

Non solo, prosegue Rampelli, ma il Cio ha deciso di ignorare sia la voce della scienza sia quella di una precedente avversaria di Khelif. Che ha dichiarato di non aver mai sofferto tali colpi in 13 anni di carriera da professionista. Dobbiamo liberare il Cio e lo sport da personaggi così accecati dall’ideologia”.

Cosenza: una follia che tradisce i valori dello sport

Nelle file di FdI è un coro di sdegno e preoccupazione. Di notizia che ‘sbalordisce’ parla la senatrice Giulia Cosenza. “Il tutto a nome di un distorto concetto di inclusione a tutti i costi. Questa follia è stata resa possibile dalla creazione di una commissione ad hoc, ‘la Boxing Unit di Parigi 2024’, che non solo lascia molta libertà alle Nazioni, ma non prevede nemmeno il test del dna per la determinazione del sesso a cui sono obbligatoriamente sottoposti i pugili. Una scelta che tradisce i valori dello sport e consentirà ad un uomo trans di picchiare una donna su un ring” .

Filini: le femministe non hanno nulla da dire?

Assordante il silenzio delle femministe, nuove e vecchie. “Se si consente a chi è biologicamente più forte di competere nella categoria femminile, c’è il rischio che col tempo le donne trovino sempre meno spazio nelle competizioni sportive”, osserva Francesco Filini. “Si rischia di buttare al vento le secolari lotte in favore dei loro diritti: possibile che le femministe non abbiano nulla da dire?”. Molto energico anche l’intervento della ministra delle Pari opportunità Eugenia Roccella che ricorda come le competizioni sportive vedano da sempre separati gli atleti dalle atlete, in base ad un elementare criterio di equità e di pari opportunità. “Un criterio universalmente riconosciuto. Ancora di più quando si tratti di sport che implicano un corpo a corpo fra atleti, un confronto fisico diretto che potrebbe mettere in pericolo e danneggiare la persona con la struttura fisica meno potente”.. Ignazio La Russa affida il suo pensiero a una battuta. “È politicamente scorretto dire che tifo per la donna?”.

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