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La cannabis light diventa fuorilegge: «A rischio aziende e lavoratori»

La produzione e la commercializzazione di cannabis light diventeranno fuorilegge quando il Senato confermerà il voto della Camera al Ddl sicurezza. Con un colpo di spugna c’è il rischio di cancellare 3 mila azienda in Italia e migliaia di posti di lavoro.

L’approvazione nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, dell’emendamento che prevede di equiparare la cannabis light, priva di principio attivo, a quella non light di fatto impedirebbe la raccolta, l’utilizzo e l’essiccamento dell’infiorescenza della pianta di canapa.

«Un danno enorme per gli imprenditori di un intero settore produttivo che hanno investito in questa coltivazione - dice Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia - e un danno per il nostro Paese che si troverebbe con un deficit competitivo rispetto a molti Paesi europei dove questa attività è garantita e incentivata».

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Tra le aziende che rischiano di sparire c’è anche la Green Ladybug di Sutrio, una realtà nata nel 2018 che produce principalmente oli con l’estratto dei fiori: «Collaboriamo con molti medici e veterinari che mandano da noi i loro pazienti - spiega Nicola Tassotto che ha da poco compiuto 51 anni e insieme a 4 soci guida la società - tra i quali ci sono anche molti anziani e bambini. Gli oli hanno varie proprietà riconosciute e nessun legame con le droghe, criminalizzare la canapa di cui tra l’altro in Italia c’è una grande trazione è assurdo. L’Oms ha stabilito che la cannabis light non ha alcun effetto negativo sulla salute tanto che nel 2020 era stata inserita tra le piante officinali. La situazione che stiamo vivendo oggi è, anche per questo, a dir poco paradossale. La coltivazione della canapa è sempre esistita anche in ambito tessile, vietarla è proprio un non senso. Per far sentire la nostra voce stiamo realizzando un video con 30 testimonianze di nostri clienti. Persone che magari non riuscivano a dormire, ma anche malati oncologici, o persone alle prese con l’epilessia e con malattia neurodegenerative: a loro nessuno pensa?».

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Accanto agli oli la Green Ladybug ha anche una linea beauty ma, aggiunge Tassotto, «restare qui non avrebbe senso per cui cercheremo di trasferire l’azienda all’estero anche se non sarà facile anche perché in Carnia ci sono le condizioni ideali per la coltivazione, noi abbiamo mezzo ettaro coltivato a canapa alle pendici dello Zoncolan, avremmo voluto assumere personale, ma in questo contesto chiaramente non sarà possibile».

Meno preoccupato Michele Cecchetto che gestisce il City Jungle in via Longarone e Udine: «Sono nel settore da 18 anni e fatico a credere che una legge del genere possa essere approvata e in quel caso confido nei ricorsi perché si tratterebbe di una decisione priva di qualsiasi base scientifica, sarebbe come vietare una tisana. Sono convinti di dare uno schiaffo alla droga ma evidentemente non sanno di cosa parlano, sarebbe come vietare la birra analcolica per contrastare il consumo di alcol. Sono convinto che l’Europa non consentirà una simile discriminazione. La maggior parte dei Paesi sta andando nella direzione opposta, in Germania stanno valutando di legalizzare la cannabis normale perché le sperimentazioni hanno dimostrato che ci sarebbe enormi vantaggi sul fronte della sicurezza e anche su quello fiscale per non parlare del fatto che oggi le carceri sono piene anche per le norme assurde che penalizzano il consumo. Tra i miei clienti - conclude -, per quanto riguarda la cannabis light, ho pochissimi giovani, chi sceglie quei prodotti vuole rilassarsi o sopportare meglio il dolore non certo sballare».

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