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Il Cio difende Imane Khelif: “Squalificata dai Mondiali senza un giusto processo, fu vittima di una decisione arbitraria”

Il Cio difende Imane Khelif: “Squalificata dai Mondiali senza un giusto processo, fu vittima di una decisione arbitraria”

Il Comitato olimpico internazionale difende la pugile algerina dopo il match contro Carini a Parigi: "Informazioni fuorvianti, sta subendo abusi"

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“Ogni persona ha il diritto di praticare sport senza discriminazioni“. Comincia così il lungo comunicato con cui il Comitato olimpico internazionale (Cio) prende ufficialmente posizione sul caso di Imane Khelif. Il Cio difende la pugile algerina, che ha vinto il suo match di boxe contro Angela Carini alle Olimpiadi di Parigi 2024: l’azzurra ha scelto di ritirarsi dopo pochi secondi. La premier Giorgia Meloni, così come tutta la destra italiana, ha rilanciato le sue accuse: “Non era un match ad armi pari”. Secondo loro la pugile algerina non avrebbe dovuto partecipare ai Giochi. Secondo le regole del Cio invece sì: Khelif – per quello che sappiamo – è un’atleta intersex e iperandrogina. Ovvero, una donna con una eccessiva produzione di ormoni maschili (androgeni), in particolare di testosterone. La Federazione internazionale di boxe (IBA) escluse l’algerina dal Mondiale 2023 perché aveva “cromosomi XY”, mentre secondo i test previsti dal Comitato olimpico internazionale i suoi valori rispettano le soglie stabilite per competere in campo femminile.

Nel suo lungo comunicato, il Cio contesta proprio quei test effettuati dall’IBA, che esclusero dai Mondiali sia Imane Khelif che Lin Yu-ting. “Tutti gli atleti che partecipano al torneo di pugilato dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 rispettano i regolamenti di ammissibilità e di iscrizione della competizione, nonché tutti i regolamenti medici applicabili stabiliti dalla Paris 2024 Boxing Unit (PBU)”. Il Cio ricorda che queste regole “sono state applicate anche durante il periodo di qualificazione”, difendendo quindi ancora una volta la scelta di consentire a Imane Khelif e Lin Yu-ting di partecipare ai Giochi. “La PBU ha utilizzato le regole di boxe di Tokyo 2020 come base per sviluppare i suoi regolamenti per Parigi 2024. Ciò per ridurre al minimo l’impatto sulla preparazione degli atleti e garantire la coerenza tra i Giochi olimpici. Queste regole di Tokyo 2020 si basavano sulle regole post-Rio 2016, che erano in vigore prima della sospensione della Federazione internazionale di boxe da parte del Cio nel 2019 e del successivo ritiro del suo riconoscimento nel 2023“.

Quindi il passaggio cruciale del comunicato: “Abbiamo visto nei resoconti informazioni fuorvianti su due atlete donne che gareggiano alle Olimpiadi di Parigi 2024. Le due atlete gareggiano da molti anni in competizioni internazionali di pugilato nella categoria femminile, tra cui le Olimpiadi di Tokyo 2020, i Campionati del mondo dell’International Boxing Association (IBA) e i tornei sanzionati dall’Iba. Questi due atleti sono stati vittime di una decisione improvvisa e arbitraria da parte dell’IBA. Verso la fine dei Campionati mondiali IBA del 2023, sono stati improvvisamente squalificati senza alcun giusto processo”, accusa il Cio.

Infatti, prosegue il comunicato, “secondo i verbali dell’IBA disponibili sul loro sito web, questa decisione è stata inizialmente presa solo dal Segretario generale e dall’Amministratore delegato dell’IBA. Il Consiglio direttivo dell’IBA l’ha ratificata solo in seguito e solo in seguito ha richiesto che una procedura da seguire in casi simili in futuro fosse stabilita e riflessa nei Regolamenti IBA. I verbali affermano anche che l’IBA dovrebbe ‘stabilire una procedura chiara sui test di genere’. L’attuale aggressione contro questi due atleti si basa interamente su questa decisione arbitraria, presa senza alcuna procedura adeguata, soprattutto considerando che questi atleti gareggiavano ad alti livelli da molti anni”. “Un simile approccio è contrario alla buona governance“, attacca ancora il Cio. Che poi sottolinea ancora: “Le regole di ammissibilità non devono essere modificate durante la competizione in corso e qualsiasi modifica alle regole deve seguire le procedure appropriate e basarsi su prove scientifiche”. Il comunicato conclude: “Il Cio si impegna a proteggere i diritti umani di tutti gli atleti che partecipano ai Giochi Olimpici, come da Carta Olimpica, Codice Etico del CIO e Quadro Strategico del CIO sui Diritti Umani. Il Cio è addolorato per gli abusi che i due atleti stanno attualmente subendo”.

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