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Atterraggio nell’oro, l’abbraccio del Friuli per Rizzi e Navarria al rientro dopo il trionfo olimpico

RONCHI DEI LEGIONARI. Sono le 19.03 quando Mara Navarria e Giulia Rizzi varcano la porta scorrevole degli arrivi, e all’aeroporto di Ronchi dei Legionari si ode un boato.

Sembra di essere allo stadio, sventolano bandiere, un attimo dopo parte il “po-po-po”, colonna sonora di ogni trionfo azzurro dai mondiali di calcio del 2006 in Germania. Mara e Giulia si tengono per mano e sollevano le braccia al cielo, proprio come quando sono salite sul gradino più alto del podio a Parigi.

C’è quasi un centinaio di persone per l’abbraccio collettivo alle campionesse olimpiche. Arrivano da Udine e da Carlino, c’è chi sorride e chi piange per la commozione.

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Mara Navarria è all’ultimo ritorno da una grande manifestazione, ha già annunciato che appenderà la spada al chiodo. «Tutto ciò è bellissimo, questa è la mia vera vita: la gente di Carlino, i miei amici, la mia famiglia. Mi sono veramente commossa. Speravo di tornare con qualcosa di prezioso, un’atleta sogna tutta la vita un oro, ma riuscire a vincerlo è davvero una cosa unica. Un po’ alla volta realizzerò ciò che abbiamo fatto: siamo nella storia, è la prima medaglia d’oro per la spada femminile».

Il futuro, invece, è tutto da scrivere: «è stata la mia ultima competizione, non so ancora cosa farò dopo la scherma ma il mondo esterno mi attrae da molto tempo. Ho tante idee, chi vivrà vedrà».

Giulia Rizzi sembra meno abituata a un’accoglienza così fragorosa, forse inaspettata. La sua emozione è palpabile: «Il mio mascara è andato giù e le mie lacrime hanno già detto tutto. È tutto fantastico, qua ci sono tutte le persone a cui voglio bene. Dalla mia prima Olimpiade mi porto a casa emozioni uniche e la gioia di portare un pezzo di Friuli a Parigi. La finale? Siamo state brave a rimontare tutte insieme, poi Alberta ha chiuso il conto».

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Dietro all’oro olimpico c’è tanto sudore: «Tutta la mia vita è fatta di sacrifici ma ne vado fiera e orgogliosa, non bisogna mai mollare e crederci fino in fondo. È bello così».

In prima fila ci sono le famiglie. Andrea Lo Coco, marito e preparatore fisico di Mara Navarria, è rientrato il giorno prima da Parigi insieme al figlio Samuele. «Viviamo sensazioni stupende, già Tokyo era stato fantastico e c’era l’idea di smettere, poi ci siamo detti “proviamo ad andare avanti fino a Parigi”. Ora però è il momento giusto per smettere».

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Diego Navarria, papà di Mara, impugna una bandiera del Friuli. «Sono momenti giù vissuti, ma è sempre una cosa bella portarle un abbraccio. Mara ha dato tanto, so che ha altri progetti: si chiude una fase, ma ci saranno altri momenti belli per festeggiare».

Luciano e Lorenzo Rizzi, papà e fratello (anche lui è stato schermidore) di Giulia, hanno in mano un mazzo di fiori. «Desideravamo tanto una medaglia, è arrivata quella d’oro grazie a una squadra unita, forte, capace e determinata. Dopo gli Europei sapevamo che si poteva sognare in grande». Non possono mancare le autorità, che sono andate direttamente in pista ad accogliere le due spadiste azzurre.

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Alberto Felice De Toni, sindaco di Udine, promette una festa nel capoluogo: «Faremo qualcosa in città per omaggiare le due campionesse, orgoglio per tutto il Friuli».

Il suo omologo di Carlino, Loris Bazzo, è felice in mezzo ai tanti concittadini presenti: «Mara è tornata con l’oro, è stata bravissima a portare in giro Carlino in giro per il mondo. L’affetto dei compaesani l’ha sempre sospinta».

Il vicepresidente della Regione Fvg Mario Anzil racconta le sue emozioni olimpiche: «Mara e Giulia ci hanno fatto soffrire, gioire, entusiasmare. Questo risultato certifica lo stato di salute del nostro sport, siamo primi per investimenti nel settore». Giorgio Brandolin, presidente del Coni Fvg, porta due mazzi di fiori: «È la conferma della bontà della nostra struttura. E con Molmenti allenatore festeggiamo un altro oro». Poi via, tutti all’esterno per il brindisi all’oro.

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