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Scoperta una lapide longobarda: era incastonata in un piccolo vano nel sottosuolo del Duomo di Cividale

Scoperta una lapide longobarda: era incastonata in un piccolo vano nel sottosuolo del Duomo di Cividale

foto da Quotidiani locali

CIVIDALE. Una lapide riccamente decorata, con motivi che richiamano lo stile longobardo, giace nel sottosuolo del Duomo, incastonata in uno dei muri che delimitano un vano di piccole dimensioni – una stanzetta di circa due metri per 1, 5 – situato sotto la navata destra, all’altezza della prima colonna che si incontra dall’ingresso.

Un mistero, al momento, la funzione del reperto, sulla cui datazione non sono state ancora formulate ipotesi ma che ha entusiasmato il parroco, monsignor Livio Carlino, autore delle immagini che riproduciamo: le ha realizzate con una microcamera, inserita in un forellino perfettamente circolare che più di qualcuno ha notato in uno dei lastroni del pavimento della chiesa, a ridosso appunto dell’inizio del colonnato, e che ha sollevato parecchi interrogativi.

Il pensiero è corso alle indagini avviate, ormai mesi fa, per il rilevamento delle condizioni delle fondamenta dell’edificio sacro, e la teoria era fondata: «È stato effettuato proprio a quello scopo, per appurare lo stato delle fondazioni delle colonne, come avvenuto anche nella navata sinistra», spiega il sacerdote, raccontando che nel caso specifico, però, la ricognizione sotterranea ha prodotto l’importante sorpresa dell’individuazione della pietra lavorata.

Non ha invece stupito più di tanto l’esistenza dello stanzino ipogeo: che il substrato del Duomo registrasse una serie di “vuoti”, spesso adibiti a sepoltura, non era un mistero. La presenza di varie lapidi, databili dal Cinquecento in poi e affisse sulle pareti del luogo di culto, in più punti, inserite nella pavimentazione e perfino allineate sul muro del chiostro (una, collocata in prossimità dell’antica statua del Cristo in croce, attesta perfino la sepoltura di un bambino) rendeva palese il fatto che sotto la pavimentazione si conservassero tombe. Impossibile dire, al momento, se la lapide appena individuata rientri nella fattispecie: «Non si sa nulla di più, per adesso» conferma l’arciprete.

Il processo di verifica che ha portato alla scoperta è funzionale a un’azione di consolidamento che richiederà una spesa di 2 milioni e mezzo di euro (importo già finanziato) e che interesserà sia il Duomo che il campanile: nei mesi scorsi si era proceduto a una serie di carotaggi e successivamente alla “scansione”, con il georadar, dei pavimenti, per far luce sul quadro sotterraneo.

L’analisi aveva interessato pure il sagrato e la fascia perimetrale esterna: l’insieme delle attività risultava indispensabile per disporre di tutti i dati necessari per redigere la progettazione dell’opera di messa in sicurezza, che il parroco si augura «possa partire quanto prima».

«Non ho però informazioni al riguardo», rende noto monsignor Carlino, che per sbloccare una situazione di stallo – i fondi erano disponibili da tempo, ma l’iter dell’operazione non partiva – aveva scritto direttamente al Ministero, segnalando ritardi nell’impiego delle risorse stanziate. L’iniziativa aveva sbloccato la pratica, aprendo la strada all’avvio degli approfondimenti di cui sopra: non si conoscono, del resto, né i tempi stimati per l’impianto dei cantieri né la tipologia e il livello di priorità degli interventi da eseguire, che potranno essere programmati nel dettaglio solo nel momento in cui l’intreccio degli elementi raccolti avrà fornito una puntuale fotografia d’insieme. Lo stesso vale per la chiesetta di San Martino, sull’altra sponda del Natisone, a sua volta oggetto di verifiche preliminari all’attuazione di importanti opere di rinforzo strutturale.

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