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Turchia, Erdogan chiude Instagram e accusa la piattaforma di censurare messaggi di cordoglio per il capo di Hamas Ismail Haniyeh

Turchia, Erdogan chiude Instagram e accusa la piattaforma di censurare messaggi di cordoglio per il capo di Hamas Ismail Haniyeh

Il social del gruppo Meta risulta inaccessbile. Intanto, il Sultano porta avanti la persecuzioni dei curdi

L'articolo Turchia, Erdogan chiude Instagram e accusa la piattaforma di censurare messaggi di cordoglio per il capo di Hamas Ismail Haniyeh proviene da Il Fatto Quotidiano.

Il “democratico” sultano turco, Recep Tayyip Erdogan, tornato da Teheran dove aveva preso parte alla cerimonia di entrata in carica del nuovo presidente iraniano , ha telefonato al Papa e al presidente americano Biden per accusare Israele di aver assassinato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Dopo aver redarguito l’Occidente per l’appoggio a Israele, infiammando il Medio Oriente, Tayyip – come lo chiamano i turchi – è tornato al suo hobby domestico preferito: ostacolare brutalmente la libertà di espressione dei propri connazionali .

Ankara ha bloccato questa mattina l’accesso al social network Instagram (Meta). Lo ha reso noto l’Autorità turca per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Btk). L’Autorità non ha spiegato i motivi della decisione, presa, tuttavia, dopo che un alto funzionario del governo turco ha accusato la piattaforma statunitense di censura.

Molti utenti residenti in Turchia hanno riferito su X di non essere in grado di aggiornare il proprio feed di Instagram. Non è la prima volta che Ankara blocca l’accesso ai social. All’inizio dell’anno scorso lo aveva fatto con X in seguito al proliferare delle proteste sui ritardi nei soccorsi ai terremotati.

La decisione di bloccare Instagram è arrivata subito dopo la pubblicazione di un messaggio di Fahrettin Altun, ex giornalista, direttore delle comunicazioni del presidente Recep Tayyip Erdogan. Altun ha accusato la piattaforma di censurare i messaggi di cordoglio per l’uccisione del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, condivisi sul social network.

Secondo la maggior parte dei giornalisti turchi il blocco odierno è direttamente legato a messaggio di Altun. Nel rapporto di Free Web Turkey sulla censura di Internet pubblicato il mese scorso, si denuncia che nel 2023 in Turchia sono stati bloccati almeno 219mila siti web mentre nel 2022 erano 40mila.

Passando dal “virtuale” al reale, nelle ultime settimane la polizia ha arrestato decine di curdi in tutta la Turchia durante e dopo feste di matrimonio con l’accusa di fare “propaganda terroristica” a causa delle musiche tradizionali che hanno suonato e degli slogan che hanno scandito.

Durante questa settimana la polizia ha condotto delle incursioni in vari distretti di Istanbul, arrestando almeno 18 persone. L’agenzia statale Anadolu ha riferito che un detenuto aveva condiviso un video sui social media in cui ascoltava una canzone “associata all’organizzazione terroristica”, riferendosi al gruppo militante del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) fondato da Abdullah Ocalan. La scorsa settimana, sei uomini curdi erano state arrestati dopo un matrimonio ad Ağrı e il giorno dopo sei donne sono finite dietro le sbarre a Siirt.

A Mersin, un gruppo di giovani è stato preso in custodia dopo che sui social media erano stati postati dei video in cui ballavano a ritmo di musica e cantavano slogan a sostegno di Abdullah Öcalan – da più di vent’anni in isolamento nell’isola prigione di Imrani – provocando entusiasmo tra gli invitati. Questo è sufficiente per finire quanto meno in cella di sicurezza.

La polizia sta alzando sempre di più il tiro contro i curdi non solo nati e residenti nel sud-est della Turchia. Durante la custodia, ai giovani è stato fatto ascoltare la canzone nazionalista turca “Ölürüm Türkiyem” (Morirei per te, mia Turchia) e il filmato di quei momenti è stato condiviso sui social media dal ministro degli Interni Ali Yerlikaya in quello che i politici curdi hanno ritenuto un atto di “tortura”.

Il partito filo-curdo Peoples’ Equality and Democracy (DEM) vede queste azioni come parte di una campagna di molestie legali contro la cultura curda. Sezai Temelli, presidente del gruppo parlamentare del partito, ha chiesto retoricamente: “tu cosa fai quando vai ai matrimoni?”. E ha concluso : “I curdi continueranno a celebrare la propria cultura”.

L’Assemblea delle donne del DEM ha pubblicato un video di donne che ballano l’halay con il messaggio “Canteremo le nostre canzoni e balleremo contro questa mentalità che si oppone alla cultura e alla lingua curda”.

I media statali e filogovernativi, d’altro canto, enfatizzano quelli che considerano slogan “pro-terrorismo” scanditi in questi eventi, facendo appello al sentimento nazionalista. Lo slogan più citato è “Biji Serok Apo”, che significa “Lunga vita al leader Apo”.

Nonostante Öcalan stia scontando una condanna all’ergastolo per crimini contro lo Stato, rimane il leader nonché l’icona della lotta curda per l’autonomia. I legislatori DEM, la cui base elettorale rimane di circa 5 milioni di persone e ne ha fatto il quarto partito più vasto dell’arco parlamentare, spesso si riferiscono a lui come “Signor Öcalan”.

Entrambe le frasi “Biji Serok Apo” e “Mr. Öcalan” hanno portato a numerose accuse legali in passato. Tuttavia, gli organi più alti della magistratura turca hanno finora tollerato questi slogan. Sia la Corte di Cassazione che la Corte Costituzionale hanno stabilito più volte che tali espressioni rientrano nella libertà di parola.

Una particolare decisione della Corte Costituzionale del 2020 conclude che l’arresto del ricorrente per aver cantato questi slogan durante un evento ha violato la sua libertà di espressione. Tuttavia, il suo arresto a causa di un altro evento, in cui sono stati cantati slogan più “radicali” che elogiavano il PKK, non ha costituito una violazione secondo la corte. Un pessimo regalo non solo per gli sposi curdi.

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