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Morte di Stefano nel pozzo a Gorizia, a ottobre le motivazioni della sentenza 

GORIZIA. Bisognerà attendere la fine di ottobre per conoscere le motivazioni della sentenza sulla morte di Stefano Borghes nel pozzo del parco Coronini Cronberg. Il giudice Cristina Arban ha chiesto e ottenuto una proroga di 90 giorni per depositare gli atti. Inizialmente il loro deposito in cancelleria era previsto per la fine della settimana appena conclusa.

Lo scorso 3 maggio, per l’incidente avvenuto durante la gara di orienteering organizzata il 22 luglio 2020 al parco di viale 20 Settembre nell’ambito del centro estivo delle parrocchie di Gorizia “Estate tutti insieme”, dopo un’ora di camera di consiglio, con la lettura del dispositivo, il giudice Arban aveva emesso sei condanne.

Nel processo di primo grado, il sindaco Rodolfo Ziberna, in quanto presidente di diritto della Fondazione Corinini Cronberg, era stato condannato a 1 anno e 10 mesi, mentre i rimanenti cinque componenti del Curatorio dell’ente - Marco Menato (ex direttore della Biblioteca statale isontina), Tiziana Gibelli (ex assessore regionale alla Cultura), Raffaella Sgubin (direttore del Servizio Ricerca, musei e archivi storici dell’Erpac), Maurizio Boaro (componente cooptato effettivo) e Bruno Pascoli (componente cooptato supplente) - erano stati condannati a 1 anno e 4 mesi ciascuno. A tutti erano poi state riconosciute le circostanze attenuanti generiche, la sospensione condizionale della pena e la non menzione. Per la violazione della normativa in materia anti-infortunistica, il giudice Cristina Arban aveva poi stabilito 2 mesi di arresto per tutti i sei imputati, chiamati anche a pagare le spese processuali. I componenti del Curatorio erano stati inoltre condannati al risarcimento del danno alle parti civili. Il risarcimento verrà valutato in sede civile, ma era stata concessa una provvisionale immediatamente esecutiva di 100 mila euro a testa per i genitori di Stefano e di 40 mila euro a favore della sorella minore del tredicenne. Infine era stata disposta la restituzione dell’area del parco Coronini-Cronberg allora ancora sotto sequestro.

Il verdetto aveva ridimensionata la richiesta di condanna avanzata dal pm Ilaria Iozzi che, al termine della requisitoria, aveva domandato 4 anni e 3 mesi di reclusione per il sindaco Ziberna (difeso dall’avvocato Antonio Montanari) e 4 anni per Menato (avvocati Paolo Menato e Christian Serpelloni), Gibelli (Franco Dal Mas e Pierfrancesco Scatà), Sgubin (Francesco Donolato), Boaro (Enrica Lucchin) e Pascoli (Franco e Dario Obizzi), oltre a tre mesi di arresto ciascuno per la violazione delle norme anti-infortunistiche e al non riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

In fase di udienza preliminare l’allora direttore della Fondazione Coronini Cronberg Enrico Graziano aveva precedentemente concordato con il pm Iozzi una pena di 1 anno 11 mesi e 10 giorni con la condizionale, mentre i responsabili della sicurezza Federico Costadura e Matteo Turcutto avevano optato per il rito abbreviato. In primo grado il gup Flavia Mangiante li aveva condannati rispettivamente a 2 anni e 8 mesi e a 2 anni (oltre al pagamento alla famiglia Borghes di una provvisionale da 50 mila euro ciascuno). In appello la pena di Costadura era stata poi riformata a 1 anno e 8 mesi, mentre Turcutto era stato assolto.

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