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Venzone, morta Miriam Calderari: è stata l’assessore della Ricostruzione

VENZONE. Senza di lei Venzone non esisterebbe. Almeno non così come la conosciamo. Senza la sua testardaggine la rinascita “com’era e dov’era”, dopo il terremoto che squassò il Friuli nel 1976, non sarebbe stata possibile.

Miriam Calderari, assessore alla Ricostruzione di Venzone, poi sindaco anche di Dogna, è mancata nella mattinata di sabato 3 agosto, senza preavviso. Aveva 81 anni, ne avrebbe compiuti 82 il 26 agosto. Con lei se n’è andato un pezzo importante della storia del Friuli.

Lascia i figli Michele e Luca Bubisutti, gli altri parenti e tantissimi, tra amici, amministratori e cittadini, che ne hanno apprezzato la vivacità intellettiva e l’operatività intrise di alti valori morali.

Era una visionaria, Miriam Calderari, per tutti “Mari”. Dopo il sisma di 48 anni fa si batté per la rinascita della sua Venzone , con la ricomposizione per anastilosi degli edifici monumentali e sulla ricostruzione del tessuto urbano “com’era e dov’era”. Così come voleva la gente. Senza lasciare che l’idea del nuovo e le teorie del postmoderno avessero la meglio per ridisegnare la cittadina medievale.

Un’impresa resa possibile da altri protagonisti della ricostruzione, ricordati nel libro “Venzone rinata” (Aviani & Aviani editori), di cui lei stessa era autrice, assieme a Gianpaolo Della Marina, Maurizio Brufatto, il sindaco della ricostruzione Fiorenzo Valent, Giacomo Beorchia, Giorgio Pilosio, Aldo Topan e Ada Bellina e con il contributo del sindaco dell’emergenza Antonio Sacchetto. Un volume che ha documentato il valore del modello Friuli, frutto di un’intesa politica, tecnica e comunitaria, che ha saputo coniugare le esigenze della popolazione declinandole nella realtà.

«È mancata una donna molto capace e seria. Siamo stati in giunta dieci anni assieme – racconta Fiorenzo Valent –, Miri aveva la delega alla Ricostruzione del centro storico. Ero entrato in consiglio comunale nel 1980 e abbiamo lavorato assieme fino al 1990. Il suo progetto, rispettando la volontà popolare, era iniziato nel 1982 e finito nel 1987 con gli ultimi appalti. Cinque anni di ricostruzione. All’epoca non sapevamo come muoverci, non c’era nessun precedente e abbiamo dovuto inventare le procedure per proseguire. Siamo stati dei pionieri».

Anche Calderari faceva parte del comitato “19 marzo” che si occupava del recupero delle macerie, «che dovevano essere collocate in una certa maniera. Dovevano essere divise per isolati».

«Senza Miriam Calderari, lo storico Remo Cacitti, monsignor Giobatta Della Bianca e il professor Romeo Ballardini Venzone non ci sarebbe. Sono stati tutti figure centrali nella ricostruzione – spiega Della Marina, all’epoca collaboratore di Ballardini e responsabile della direzione lavori di metà centro storico (l’altra era stata affidata a Maurizio Brufatto) –, ne sono stati gli artefici. Miri ha combattuto per un recupero filologico e per anastilosi». «Ci trovavamo alle riunioni con tutti i sindaci dei comuni terremotati – riferisce Claudio Sandruvi alla guida di Montenars –, per scambiarci informazioni sugli interventi da fare. C’è sempre stata una grandissima collaborazione, Miriam era attiva e impegnata con il sindaco Sacchetto e poi con Valent».

«Un personaggio importante per Venzone – afferma Mauro Valent, attuale sindaco di Venzone –. Nel 1976 il grande spartiacque era: o spianiamo o ricostruiamo così come era. Miriam si è fin da subito battuta per la ricostruzione originale, scontrandosi con chi non ne sosteneva la visione, non essendoci certezze sui tempi degli interventi o sui finanziamenti. Se ho la fortuna di amministrare questo bellissimo comune è anche merito suo».

Miriam Calderari ha lasciato la sua impronta anche in famiglia. «Era una persona altruista – racconta commosso il figlio Michele –, con un carattere forte e deciso. Una donna buona e di alti valori etici e morali, non flessibile».

Nel rispetto delle sue volontà, sarà salutata a cremazione avvenuta, con una messa di suffragio nel duomo di Venzone giovedì 8 agosto, alle 18.

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