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In carcere con la droga nel reggiseno: arrestata nella sala colloqui

In carcere con la droga nel reggiseno: arrestata nella sala colloqui

La donna trovata con 7 grammi di marijuana mentre stava incontrando il compagno detenuto al Due Palazzi di Padova. I numeri del sovraffollamento: ci sono 550 ospiti, il 130% in più. E le celle sono dei forni

L’ennesimo colloquio in carcere con il compagno detenuto, chiesto all’autorità giudiziaria e regolarmente autorizzato. Tuttavia nel comportamento di M.B., 25enne originaria del Napoletano che viveva attualmente in un b&b in città, cera qualcosa di strano durante l’incontro.

E così è scattata la perquisizione e poi l’arresto della ragazza: all’interno del reggiseno nascondeva 7.49 grammi di marijuana destinati al compagno,

A.T., 27enne tunisino padre dei suoi figli, finito dietro le sbarre della casa di reclusione Due Palazzi, il carcere destinato a chi è stato condannato in via definitiva o, almeno nel primo grado di giudizio, a pene oltre i 5 anni.

Un carcere che, in questi giorni, vive momenti difficilissimi con un tasso di sovraffollamento del 130% (uno dei maggiori in Italia) e un caldo infernale nelle celle di nove metri quadrati, distribuite su cinque piani senza aria condizionata, per la maggioranza condivise da due persone.

La giovane – che aveva precedenti per droga – è stata trasferita nel penitenziario femminile Montorio di Verona in attesa della convalida dell’arresto previsto per domani davanti al gip padovano Domenica Gambardella (il difensore è l’avvocato Jacopo Al Jundi). Il pubblico ministero Giorgio Falcone, titolare dell’inchiesta, ha sollecitato l’applicazione di una misura cautelare.

Tutto è accaduto nel primo pomeriggio di venerdì quando M.B. è arrivata al Due Palazzi: all’ingresso, come prevedono le regola, è stata perquisita e invitata ad andare in bagno per evitare di farlo una volta all’interno della struttura.

Quindi è entrata nella sala prevista per il colloquio, uno spazio non troppo grande riservata a lei e al compagno con un tavolo e due panche (detenuto e familiare possono sedersi sullo stesso lato e abbracciarsi). Trascorsi pochi minuti, la donna appariva nervosa. Guardandosi intorno un po’ inquieta, aveva chiesto di andare in bagno; in genere, invece, chi incontra un recluso cerca di non sciupare neanche un minuto dei pochi scampoli di tempo concessi.

L’agente di polizia penitenziaria si è insospettito, visto che la 25enne ha dei precedenti penali per droga. Al ritorno nella sala, M.B. è stata di nuovo perquisita con sua grande sorpresa. E subito arrestata.

Il nodo del sovraffollamento

Carcere colabrodo: è uno dei problemi del penale Due Palazzi (appunto, la casa di reclusione) dove, a causa della più o meno lunga permanenza degli ospiti, c’è maggiormente il rischio che siano introdotti sostanze stupefacenti, cellulari o tessere telefoniche.

In questi mesi estivi la vita nella struttura è un inferno: 550 i reclusi con un sovraffollamento del 130% (benché ci siano 100 detenuti in meno a causa della ristrutturazione in corso in un piano). «La sofferenza è ai limiti dell’umano» spiega Giovanni Vona, segretario nazionale Veneto del sindacato autonomo Sappe Polizia penitenziaria, «Caldo e sovraffollamento rappresentano un moltiplicatore di problemi. le celle sono dei forni.

L’aria condizionata funziona, dalle 8 alle 20, solo nelle sale ricreative dove per alcune ore i detenuti svolgono attività. Anche per gli agenti diventa difficile lavorare in queste condizioni: ci sono aggressioni assurde e non c’è dialogo che tenga. Ma ripeto: chi è detenuto si trova in un girone dantesco mentre la pena dovrebbe rispettare la dignità umana».

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