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“Razza demoniaca”: Zaki maledice Israele e poi si scusa dicendo che non conosce l’italiano. È bufera

Zaki

Patrick Zaki, l’attivista italo egiziano liberato dalle prigioni de Il Cairo grazie al governo Meloni, attacca in maniera brutale Israele e i suoi abitanti, li paragona a una razza demoniaca, invoca la maledizione di Dio (non si sa quale) e poi fa marcia indietro dicendo che ha difficoltà a scrivere in italiano: troppo tardi, perché […]

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Zaki

Patrick Zaki, l’attivista italo egiziano liberato dalle prigioni de Il Cairo grazie al governo Meloni, attacca in maniera brutale Israele e i suoi abitanti, li paragona a una razza demoniaca, invoca la maledizione di Dio (non si sa quale) e poi fa marcia indietro dicendo che ha difficoltà a scrivere in italiano: troppo tardi, perché le sue parole suscitano l’indignazione di Fratelli d’Italia.

Il tweet di Zaki contro Israele

Su X l’uomo, che vive a Bologna, aveva scritto: “Una bambina palestinese viene bruciata viva dopo un attacco aereo israeliano su un edificio che ospita civili sfollati. Tutto ciò che sua madre può fare è stare seduta lì e guardare, che Dio maledica la loro specie demoniaca questo sarà in prima pagina sui giornali italiani? No, perché non è ucraina o israeliana, è solo una povera bambina palestinese come quei 15.000 bambini che sono stati uccisi negli ultimi 300 giorni”. Una vera e propria fatwa che ha suscitato indignazione da parte di Fratelli d’Italia.

FdI: “Basiti da tanto odio”

‘Restiamo basiti davanti alle parole di Zaki, secondo cui gli ebrei sono un popolo demoniaco. Il suo post pubblicato su X e oggi ripreso da alcuni quotidiani in cui parla di ‘specie demoniaca’ lascia attoniti. Patrick Zaki, con le sue affermazioni, non fa altro che alimentare un clima verbale di odio che bene non fa e sta diventando la regola”, dichiarano i senatori di Fratelli d’Italia componenti della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza Ester Mieli, Marco Scurria, Raffaele Speranzon, Ella Bucalo, Lucio Malan e Giulio Terzi.

Zedda: “Che dice il Pd?”

“Il Pd che, quando gli fa più comodo, si erge a difensore dei valori di libertà e democrazia, resta in silenzio di fronte alle dichiarazioni tutt’altro che pacifiche di Patrick Zaki, secondo cui gli ebrei sarebbero un popolo demoniaco. Sul social ‘ X’, Zaki parla di ‘specie demoniaca’, affermazioni quanto meno irriguardose verso Israele e il popolo ebraico. Cosa risponde i dem, paladini dei diritti, all’odio antisemita inneggiato da questo ragazzo? Perché Elly Schlein rimane in silenzio di fronte alle sue parole, invece di condannare?”, afferma il vicecapogruppo al Senato di FdI, Antonella Zedda.

La marcia indietro: “Non scrivo bene in italiano”

A polemiche esplose, Zaki sul social si è poi dissociato dalle sue parole, sostenendo che “l’italiano non è la mia lingua madre, tutto ciò che pubblico è rivisto dai miei collaboratori, ma a volte il significato voluto si perde nella traduzione”. “Ho usato parole che non intendevo usare, e tutti conoscono la mia posizione. È chiaro che condanno chi ha commesso quel crimine, ma in nessun modo volevo insultare o criminalizzare un’intero gruppo etnico. Sono consapevole che l’italiano non è la mia prima lingua e sto facendo del mio meglio per impararlo. Vengo sempre attaccato su questo argomento e sono abituato a questa situazione. Ma ora la mia priorità è chiarire la mia posizione considerando il tweet che ho scritto giorni fa e quello che invece intendevo scrivere”, scrive l’attivista che ha anche rimosso il contestato post.

Una pezza peggiore del buco

Patrick Zaki addebita, dunque, le parole di fuoco e di odio contro Israele a un errore di traduzione, precisando anche di avere “collaboratori” che rivedono ciò che ha scritto. Probabilmente questi ausiliari lessicali (che si presume essere italiani o, per lo meno, piuttosto competenti nell’uso della lingua) non gli avranno tradotto con chiarezza i termini “demoniaci” e “Dio li maledica”, ma se fosse così dovrebbe licenziarli in tronco, tanto più che quelle parole sono rimaste ben visibili sui social per molte ore e sono state rimosse e rettificate solo dopo l’esplosione del caso. Scrivere un post in una lingua (qualsiasi essa sia) con quei termini non può ammettere errori di sorta e pone delle domande inquietanti su cosa abbia spinto i collaboratori di Zaki a ritenere che quella potesse essere una traduzione plausibile del pensiero dell’attivista. Ma Zaki non è di destra e non ha nulla da temere: nessuno gli chiederà conto di questo e non sarà linciato per parole degne del peggiore integralista.

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